Carta ucraina, nel poker tra Europa, Usa e Russia
Continuano le grandi manovre tra Europa, Usa, Russia sul corpo martoriato ucraino. Venerdì a Parigi Emmanuel Macron si è incontrato con Volodomyr Zelenesky e in videoconferenza si è aggiunta alla riunione dopo un paio di ore, anche Angela Merkel. Al di là dei richiami di rito alle “sacrosante rivendicazioni di Kiev” i due presidenti hanno lanciato segnali di apertura a Vladimir Putin per la ripresa della trattativa sul Donbass. Non è un caso che nel comunicato finale si è sostenuto che “il regime di cessate il fuoco, in vigore dal 20 luglio 2020, ha funzionato molto bene” seppur la situazione attuale “non può essere definita buona”. E sabato Macron ha ribadito la propria volontà “di trattare con Putin”.
Anche Zelensky si è detto pronto trattative dirette con il Cremlino anche se in una intervista rilasciata a Le Figaro ha voluto mettere in chiaro che la priorità per Kiev resta quella dell’entrata il prima possibile nell’Alleanza Atlantica dimostrando di voler tenere dentro nella trattativa, e con tutti e due i piedi, Joe Biden.
Sono soprattutto i tempi, che in politica contano prima di ogni cosa, a preoccupare Zelensky. Non a caso quest’ultimo ha invocato di poter ottenere “tempi ragionevoli” per un piano d’azione per l’adesione alla Nato: “Vorrei conoscere i dettagli di quando la nostra adesione alla Nato potrebbe avvenire, ma tutto dipende non solo sulla Francia … Anche se credo che la Francia svolga un ruolo importante nella risoluzione di questo problema” ha sottolineato l’ex-comico. Che a Parigi e Berlino abbiano come primo pensiero in testa quella dell’adesione al blocco militare occidentale di Kiev c’è di che dubitarlo, anche perché è veramente difficile che in sede di trattativa Putin possa ripetere i disastrosi errori di Gorbaciov alla fine degli anni ’80. Del resto la sensazione è che prima dell’ipotetico incontro Putin-Biden, la trattativa sui destini dell’Ucraina orientale è difficile che possa seriamente riprendere (domani torna a incontrarsi il moribondo “Formato Normandia” che sanzionerà solo lo stallo delle trattative).
Mosca non ha dato ancora il semaforo verde all’incontro tra i due presidenti, troppe fresche sono le nuove sanzioni comminate da Washington a suoi danni, ma Dmitry Peskov, portavoce ufficiale del Cremlino, ha fatto capire in tutti modi che non esistono problemi di sorta per un vertice tra i leaders delle due due potenze nucleari (“Guardiamo positivamente a una tale evenienza” ha ripetuto nel briefing di venerdì).
Quello che è capire è quale sarà il menù dei temi dell’incontro visto che Putin vorrebbe aprire una trattativa a tutto campo che tenga insieme oltre al Donbass la questione del controllo degli armamenti (e su questo Biden ha dato mostra di grande interesse) e la partita in Siria (la posizione filo-ucraina ribadita da Erdogan in settimana ha innervosito parecchio Mosca). Il convitato di pietra sull’Ucraina resta la Polonia che metterà il bastone tra le ruote a ogni tipo di trattativa finché non si chiarirà il destino di North Stream 2 e soprattutto la questione della presa di distanza di Kiev dall’ideologia del nazionalismo di destra ucraino banderista. Zelensky in questa partita, si illude di essere un protagonista, ma resta nei fatti, solo una pedina.