Coronavirus in Russia: a che punto siamo?






DI YURII COLOMBO

Mentre la stampa mainstream continua a raccontare ai propri lettori la favola di Erdogan e Putin soci in politica oltre che in affari, sotterraneamente lo scontro tra i due paesi è durissimo,soprattutto dopo la crisi del Nagorno-Karabakh. È notizia di ieri che la Turchia non acquisterà le dosi prenotate qualche mese fa del vaccino contro il coronavirus russo “a causa della sua non conformità con il sistema GLP (Good Laboratory Practice)”. Il ministero della salute del Bosforo afferma che per lo stesso motivo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e altri paesi non intendano acquistare il vaccino made in Russia. Un colpo duro all’immagine di “Sputnik V”, il primo vaccino anti-Covid ad essere già disponibile in Russia a titolo gratuito per insegnanti e personale sanitario (6 mila vaccinazioni effettuate a Mosca da sabato e 89 mila in tutto il paese). Il Cremlino ha accusato il colpo ma ha reagito subito. Il segretario stampa del presidente russo, Dmitry Peskov, commentando il rifiuto della Turchia, ha dichiarato a RIA Novosti: “Possiamo dirlo in modo inequivocabile: i risultati dei test e delle sperimentazioni indicano che si tratta di un vaccino molto efficace e affidabile, che può e certamente svolgerà un ruolo molto importante nella lotta contro la pandemia”.

In Russia intanto prosegue lo scandalo sui dati dei morti per Covid erano stato poco più di 37 mila dall’inizio della pandemia. Ieri il vice premier Tatyana Golikova, è venuta allo scoperto affermando che i decessi sarebbero stati invece più del doppio, 78.247 sempre nello stesso periodo preso in esame. Non è la prima volta che Golikova prende posizioni poco ortodosse e fuori dalla linea tracciata dal suo gabinetto secondo cui la crisi pandemica sarebbe sotto controllo e non esigerebbe un lockdown generalizzato e evidenzia come la dialettica interna tra i leader russi del governo, esista eccome.

Del кesto i dati della mortalità forniti da Rosstat (l’ufficio statale di statistica) sono ancora più allarmanti. In totale, secondo l’agenzia, in Russia si sono registrati 138.325 in più morti sempre nella forchetta temporale marzo-ottobre.

Su scala regionale il maggior numero di decessi si sono avuti a Mosca (3.254), Samara (2.269), Rostov (2.240 persone), Chelyabinsk (2.145) e nell’Altay (1.780). Per Rossstat solo a ottobre sono morti nel paese 47.777 individui, il 30,3% in più rispetto al numero di morti durante lo stesso mese dell’anno scorso. Tuttavia Rosstat ritiene però solo 15.607 di tali decessi sono da attribuire al coronavirus o alle sue conseguenze. Meduza, il portale dell’opposizione più influente in Russia, non è d’accordo e sostiene che “nel 90-100% dei casi, queste morti in eccesso sono legate in un modo o nell’altro all’infezione da coronavirus, come dimostrano i rapporti di alcune regioni”. Una matassa difficile da sbrogliare perché se la tesi di Meduza fosse corretta ci troveremmo con due volte in più di morti rispetto a quanto afferma la vice-premier e ben 4 volte di più rispetto ai dati aggiornati quotidianamente dal ministero della salute. Sono tantissime del resto le segnalazione di congiunti di defunti di questi mesi che riconoscono la derubricazione dei decessi ad altre patologie. Anche se non è sempre colpa del governo: molte famiglie preferiscono tale omissione per poter svolgere i funerali religiosi dei propri cari.

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