Covid-19, una tempesta russa

DI YURII COLOMBO

Vladimir Putin ha promesso solennemente che non ci sarà lockdown in questa seconda ondata di Covid-19. Una promessa che ai piccoli commercianti che sono riusciti a riaprire dopo il disastro della scorsa primavera, è suonata come musica ma risuonata come minaccia per i milioni di lavoratori che ogni giorno devono affrontare spostamenti su mezzi di trasporto affollati per recarsi al lavoro.

Tutti aperti a Mosca i ristoranti, i cinema, i teatri. Ieri si è giocata con il pubblico anche Spartak-Rostov, tredicesimo turno della premier russa. In realtà la gente ha paura. “Se non si è in grado di far rallentare anche solo un po’ la vita economica vuol dire che la situazione è seria e il governo percepisce una rabbia sociale che sta covando sotto la cenere” sostiene il sociologo Sergey Uznikov.

Nella capitale sono stati allestiti ben 4 ospedali da campo per ospitare le migliaia di nuovi contagiati. Il numero dei nuovi malati è alto (siamo intorno ai 17 mila contagiati giornalieri) ma soprattutto fa paura il numero dei decessi, stabilmente sopra i 300. La situazione appare particolarmente difficile in provincia. In alcune realtà gli ospedali hanno praticamente esaurito i posti-letto nei reparti infettivi. Secondo Kommersant il 90% dei letti sarebbe già occupato nelle regioni di Voronez, Magadan, Oryol, Primorsky e in Buriazia. A Belgorod, Tyumen e Samara si sarebbe vicini a questa soglia, e nella regione di Ulyanovsk e a Sebastopoli già da giorni gli infettati sarebbe stati lasciati a casa a causa della mancanza di posti in ospedale. Malgrado ciò solo a San Pietroburgo è stato imposto il coprifuoco nel settore della ristorazione e per la movida.

Pubblicato  il 25 ottobre 2020 sul Il Manifesto