Disastro ecologico in Kamchatka
DI YURII COLOMBO
Già sera del 2 ottobre scorso, erano iniziata a circolare delle drammatiche foto sui social russi di carcasse di animali marini e invertebrati spinti dalle onde della spiaggia di Khalaktyrsky in Kamchatka collocata tra il Pacifico e il mare di Ochotsk, famosa tra i surfisti di tutto il mondo per le sue onde gigantesche e la sua sabbia nera. Erano stati proprio gli amanti di questo sport a denunciare già da qualche settimana, dopo essersi bagnati in quelle acque, problemi alla vista, febbre e dolori alla gola ( e costretti quindi tra l’altro a una improvvida quarantena). I subacquei accorsi ieri in zona confermano ora il disastro ecologico: il numero di ricci di mare è diminuito drasticamente e si può verificare facilmente che ce ne sono pochissimi. Gli anemoni marini sono tutti morti, la barriera corallina è scolorita e anche i granchi si sono ridotti.
La versione circolata inizialmente di una perdita di carburante da parte di una nave militare militare russa è stata prima smentita dal governo e riconosciuta improbabile anche da Greenpeace visto che non c’è odore di prodotti petroliferi su tutta la costa anche se la popolazione locale,m che convive da decenni con l’industria bellica da tanti anni continua a insistere su questa tesi.
Pubblicato il 5 ottobre 2020 su Il Manifesto