Nella foto, Chernobyl oggi
Come era ampiamente pevedibile alla fine Vladimir Putin ha risposto picche alla proposta di Volodomyr Zelensky di discutere vis-a-vis della guerra nel Donbass.
“Vladimir Putin può discutere solo delle relazioni bilaterali con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, non del conflitto nel sud-est dell’Ucraina”, ha sostenuto oggi nel suo briefing quotidiano Dmitry Peskov, il portavoce ufficiale del Cremlino.
“Un tale dialogo non può che riguardare i problemi delle relazioni bilaterali. Cioè non può essere portato avanti dall’obiettivo di trovare una soluzione al conflitto nel sud-est dell’Ucraina”, ha sostenuto Peskov. Ha anche osservato che Vladimir Putin ha ripetutamente parlato del suo interesse “a stabilire e continuare buoni rapporti con tutti i paesi, e in particolare con i nostri vicini”.
Ma di parlare del Donbass, Putin non ha proprio voglia di farlo e in primo luogo su base bilaterale. Risulta chiaro che lo “Zar” qualsiasi trattativa o accordo su questo terreno non può non coinvolgere anche la questione della Crimea, altri teatri compresi quello bielorusso e perfino siriano. E che a tal fine è necessaria la partecipazione dei rappresentanti del “Formato Normandia” (Francia e Germania) e in ultima analisi anche degli Usa.
Del resto Putin non ha ancora risposto alla proposta d’incontro fattagli da Joe Biden, in cui il tema della sistemazione della matassa ucraina verrebbe sicuramente affrontato. Lo ha affrontato per ora, ed esplicitamente, ieri in una telefonata con Emmuel Macron, ma i due sembrano davvero non trovare una lingua comune
“La Russia non è una parte in questo conflitto e Mosca è convinta che l’unico passo corretto per una soluzione possa essere l’attuazione delle disposizioni del pacchetto di misure di Minsk, nonché debba basarsi sul dialogo diretto con i rappresentanti e le leadership delle repubbliche autoproclamate di Dontesk e di Lugansk, ha voluto precisare infine il portavoce russo. Da questo punto di vista, puramente formale la posizione russa resta quella di sempre anche se non era stata definita nel quadro dei protocolli di Minsk.
L’appello formale a un incontro era venuto dal presidente ucraino proprio ieri, il 26 aprile, in occasione dell’anniversario dell’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl.
“È simbolico che si parli oggi di una data del genere, di una tragedia avvenuta 35 anni fa. E che si tracci un parallelo con la tragedia odierna con quella Orientale, dove c’è una guerra. 35 anni fa, il guasto alla centrale nucleare, rappresentò un pericolo per il mondo intero. 600mila soccorritori lavorarono per salvare vite umane. C’erano ucraini, c’erano russi, i nostri popoli erano dalla stessa parte contro questa tragedia” ha dichiarato Zelensky.
Per poi aggiungere invitando Putin all’incontro (in qualsiasi zona del Donbass) “Oggi, se parliamo della guerra nel Donbass, purtroppo noi e i russi siamo su diverse sponde. E qui, dalla centrale nucleare di Chernobyl, vediamo il risultato di tali tragedie”.
Putin non è restato commosso dal richiamo alle comune radici sovietiche, come era prevedibile. Il dialogo nella Rus’ stenta ancora a venire.