In Russia stanno tornando i Gulag?

In Russia la riduzione significativa di lavoratori migranti ha rilanciato il tema dell’uso di detenuti nello sviluppo dell’economia nazionale al punto tale da far parlare agli attivisti dei diritti umani di rilancio del lavoro forzato, se non addirittura di Gulag, i campi di lavoro staliniani in cui furono rinchiuse e morirono milioni di persone. Tuttavia i dirigenti delle strutture nazionali penitenziarie negano la volontà di costruire lager e sostengono che all’interno di tali strutture (in parte già operanti) i diritti fondamentali delle persone detenute sarebbe rispettati.

È da qualche mese che si sta ormai discutendo di tale ipotesi, da quando molte opere immobiliari non sono state portate a termine a Mosca principalmente, dopo l’inizio della pandemia a causa della mancanza di manodopera migrante che notoriamente costa assai meno di quella locale, ben poco disposta a lavorare per bassi salari nei cantieri.

L’elenco di tali luoghi di detenzione è pubblicato sul sito web del sistema penitenziario russo e sarebbero 108 in totale: 26 centri di correzione per lavoro forzato e 82 sezioni isolate in una colonia ordinaria, che funzionano però come centri di correzione. Già in questo momento più di 6.500 detenuti starebbero scontando la pena “nei centri correzionali” dove il lavoro è obbligatorio. Complessivamente in Russia ci sarebbero già 106 colonie-insediamenti di tale tipo.

Il regime di controllo sebbene anche più morbido che nella vera e propria prigione anche se non sarà possibile lasciare il territorio del centro correzionale senza il permesso della sua amministrazione. Un condannato per il suo lavoro percepirà uno stipendio, ma in una misura che va dal 5 al 20% verrà trattenuto a favore dello Stato. Inoltre, dal salario vengono detratte le spese del dormitorio e delle utenze.

Tuttavia lo Stato non garantirà a né cibo né vestiti e tali costi dovrebbero essere a carico del datore di lavoro. I detenuti potranno tenere in tasca e soldi e potranno usare il cellulare ed eventualmente il computer. Niente Gulag quindi anzi secondo il governo russo che parla di un “sistema di alternativo di detenzione, di “umanizzazione del sistema”.

Tutto bene dunque? Non proprio. Per Vladimir Rozanskij che scrive per asianews.it questi centri correzionali sarebbero assai simili ai lager staliniani. “Già a partire dal prossimo mese di giugno, un gruppo di circa 600 detenuti dei lager verrà utilizzato per stendere i binari della tratta tra il lago Bajkal e il fiume Amur in Siberia” un sistema di trasferimento forzato dei detenuti che ricorderebbe da vicino i sistemi usati in Urss per un ventennio, fino almeno al 1953.