Intervista a Alexey Maslov: “Russia e Cina, l’alleanza difficile”






Russia e Cina stanno cercando di formare un’ampia alleanza di paesi che in qualche modo temono le sanzioni occidentali, osserva l’orientalista Alexei Maslov. Nonostante le contraddizioni con gli Stati Uniti e l’Europa, il commercio della Cina con questi ultimi però è da cinque a sei volte maggiore di quello con la Russia.

Le autorità cinesi intendono aumentare il sostegno alla Russia sullo sfondo delle più severe sanzioni occidentali contro Mosca. Questa dichiarazione è stata rilasciata all’inizio di questa settimana dal rappresentante ufficiale del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin. “Siamo fermamente contrari all’uso di sanzioni unilaterali… Cina e Russia mantengono una partnership globale tra loro. In materia di protezione della sovranità statale, la Repubblica popolare cinese e la Russia si sosterranno a vicenda”, ha sottolineato ancora quest’ultimo in un briefing, commentando l’inasprimento delle sanzioni statunitensi contro Mosca. (versione originale https://rusrand.ru/analytics/pekin-drujit-s-moskvoy-no-poka-tolko-na-slovah)

Allo stesso tempo, l’attività politico-militare di Pechino continua a crescere, anche in altri continenti. Martedì, è stato reso noto che la Cina ha notevolmente ampliato le capacità della sua base navale a Gibuti, e ora questo porto cinese in Africa sarà in grado di ricevere navi di tutti i tipi, comprese le portaerei e le grandi navi anfibie. Rosbalt ha parlato con il direttore dell’Instituto sull of Far East Alexey Maslov su quale sostegno concreto può fornire attualmente Pechino a Mosca (oltre alle dichiarazioni di routine).

Secondo lei, le parole del rappresentante del ministero degli Esteri cinese sulla disponibilità a “sostenere la Russia” non sono una sorta di dichiarazione rituale? O c’è qualcosa di più significativo dietro ad esse?

– Penso che in una certa misura questa sia una risposta alla proposta del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, che ha espresso durante un incontro con il suo omologo cinese Wang Yi durante una recente visita in Cina. Il ministro russo, infatti, ha proposto di creare un’ampia coalizione di paesi che si oppongono alle sanzioni. Cioè, in effetti, la riposta ufficiale cinese è stata positiva, la Cina sostiene questa posizone. Inoltre, Pechino sostiene abbastanza attivamente la posizione di Mosca nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e non c’è quasi nulla di nuovo da questo punto di vista.

Il punto più importante è che la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese hanno notevolmente intensificato la loro politica della definizione di ampi partenariati con vari paesi. La Cina nell’ultimo mese ha iniziato a muoversi attivamente verso il Medio Oriente. Ciò è dimostrato dalle visite del ministro degli Esteri cinese e dai negoziati avviati con i colleghi dell’Iran, Arabia Saudita, Oman. A sua volta, Lavrov, grosso modo, “si arrampica” all’interno della tradizionale sfera di influenza cinese, vale a dire India e Pakistan.

Possiamo dire che Russia e Cina stanno iniziando a formare un’alleanza molto ampia di paesi che, in un modo o nell’altro, hanno paura delle sanzioni.

Come si può esprimere esattamente il sostegno della Cina alla Russia?

Non ci sono segnali evidenti da questo punto di vista. Se prendiamo le relazioni commerciali, queste si stanno sviluppando normalmente. Non ci siano stati cambiamenti significativi, né in meglio né in peggio.

Secondo i dati del 2020, abbiamo raggiunto $ 107 miliardi di dollari di interscambio. Nel 2019 questa cifra era leggermente superiore (110 miliardi). Ma il 2020 si è rivelato molto difficile. Cioè, si è verificato un calo nel commercio reciproco, seppur estremamente insignificante. Ma è anche vero che la Cina, con gli Stati Uniti e l’Europa, nonostante tutte le contraddizioni, ha ancora un fatturato commerciale da cinque a sei volte superiore a quello con la Russia.

La Repubblica Popolare, per quanto ricordo, ha anche più scambi commerciali con la Corea del Sud che con la Russia …

Sì, sia con i paesi OCEAN che con il Giappone. Pertanto, non è molto chiaro come si possa fare un passo avanti in questo campio. Possiamo solo, lentamente, aumentare il fatturato di interscambio attraverso la fornitura di nuovi tipi di prodotti agricoli. O espandere le forniture di gas. Ma qualcosa di decisivo in questo campo non accadrà.

È possibile, ovviamente, espandere i progetti che riguardano le infrastrutture. Ad esempio, l’utilizzo delle ferrovie russe per il trasporto di merci cinesi, la Transsib, prima di tutto. Ma la questione è che la capacità di questa strada ferrata è assolutamente insufficiente da questo punto di vista. A rigor di termini, non è più sufficiente neppure per la stessa Russia. Ora attraverso Transsib si può trasportare 540-560mila container all’anno, ma la Cina ne ha bisogno di un milione. Ciò significa che anche se tutte le merci russe non viaggiasse su questa ferrovia, per i cinesi ciò non sarebbe sufficiente.

Si scopre che è necessario investire nell’espansione della Transsib?

Ma allora dipenderemo interamente dal trasporto di merci cinesi. La cosa più spiacevole è che in questo caso potremmo entrare in una situazione come quello del commercio cino-europeo, dove quasi un terzo dei container torna vuoto visto chel’Europa non ha nulla da fornire alla Cina.

Che altro resta?

Esistono anche progetti nel campo dello sviluppo della valuta digitale, dell’introduzione di un sistema di pagamento cibernetico unificato e così via. Ciò è stato immaginato come un’alternativa al dollaro e un sistema del genere potrebbe essere creato. In Cina, il sistema di pagamento cibernetico è già pronto e in fase di test. Anche in Russia la Banca Centrale e Sberbank banca ci stanno lavorando.

La convergenza di vari sistemi di pagamenti cyber sovrani sotto il controllo dello Stato, ovviamente, trasforma già un tale mezzo di pagamento in qualcosa di diverso dalle classiche criptovalute, perché è chiaro da dove proviene. Questo è un nuovo passo nel cammino nello sviluppo dei sistemi di pagamento mondiali.

Anche i cinesi sono interessati a un sistema di pagamento elettronico così nuovo?

Anche la Cina dipende dal dollaro, e qui che possiamo cooperare. Ma la questione non è ancora all’ordine del giorno, è una questione per i decenni a venire.

Il sostegno economico di Mosca da parte di Pechino porterà alla dipendenza della Russia dalla Cina?

Se, sostituendo il dollaro, passiamo allo yuan, allora questa dipendenza del nostro paese, ovviamente, aumenterà. Inoltre, nel 2020, negli accordi bilaterali, per la prima volta nei nostri pagamenti, abbiamo ridotto la presenza del dollaro al di sotto del 50%. Ma allo stesso tempo, le quote in euro sono aumentati e sono notevolmente aumentate anche quelle in yuan. Anche gli accordi reciproci in rubli sono leggermente aumentati, questi oggi rappresentano solo il 7% nel commercio russo-cinese. Questa percentuale è rimasta inalterata negli ultimi due anni. In generale, in sostanza, non stiamo tanto aumentando le quote di interscambi in rubli quanto diminuendo quelle in dollari. Pertanto è possibile immaginare che ci libereremo del dollaro e passeremo alla dipendenza dalla valuta cinese, magari cibernetica, ma questo non risolverà i problemi della Russia.

Sulla base di ciò, possiamo aspettarci che la Russia o la Cina vengano disconnesse dal sistema internazionale di pagamenti interbancari SWIFT?

La Cina non è pronta a disconnettersi dai pagamenti SWIFT, perché è interessata a lavorare nella zona del dollaro. A differenza della Russia, la RPC non soffre della presenza della valuta americana.

Intervista di Alexander Zhelenin.

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