La battaglia per Bakhmut attraverso gli occhi di un soldato socialista nell’esercito ucraino

Questo documento scritto da un soldato socialista nell’esercito ucraino rappresenta un documento eccezionale. In primo luogo rende chiaro quanto le diversefasi di un conflitto vadano comprese, interpretate e trasformate in parole d’ordine d’azione politica. La sinistra occidentale in quasi tutte le sue varianti ha fallito a comprendere la guerra in Ucraina prima di tutto perché gli mancano il sensore principale per una qualsiasi attività politica: attivisti e militanti che si misurano quotidianamente con le dinamiche reale o non con slogan mutuati e trasferiti di peso da un’epeca storica all’altra senza soluzione di continuità.

In questo specifico caso il documento di Alex è di particolare importanza perché dimostra un mutamento di atteggiamento almeno di parte dell’esercito e dell’opinione pubblica ucraina di fronte alla guerra. Si pongono quindi in Ucraina e in Russia nuovi compiti e nuovi obiettivi per le seppure deboli forze della sinistra di questi paesi Matrioska.info seguirà questi processi con l’attenzione che si dall’inizio ha mostrato in questa delicatissima fase internazionale.  

Pubblicato per la prima volta in russo sul sito di Alternativa Socialista (Russia) il 13 gennaio 2023 https://socialist.news/world/ukraine/battle-for-bakhmut-through-socialist-soldier-eyes/

La battaglia per Bakhmut attraverso gli occhi di un soldato socialista nell’esercito ucraino

Alex Shurman

Come si presenta una “guerra di logoramento” e come sta cambiando la coscienza degli ucraini

Le unità mercenarie russe “Wagner” e le truppe russe hanno conquistato la città di Soledar, a otto chilometri da Bakhmut. Negli ultimi due mesi, la relativamente piccola città di Bakhmut è stata al centro dell’attenzione mediatica e politica. Come si presenta questa battaglia per gli abitanti del luogo e per i soldati ucraini mobilitati? Un nostro compagno ci racconta che combatte per l’esercito ucraino nella direzione di Bakhmut.

La battaglia per Bakhmut e il suo esteso agglomerato (le città di Svitlodarsk, Soledar, Chasov Yar e una serie di villaggi di montagna) iniziò a maggio, subito dopo la caduta di Popasna. A metà maggio le truppe russe si sono avvicinate alla periferia di Soledar e alla fine del mese è stata conquistata Svitlodarsk con la centrale termica di Uglegorsk, la più grande della regione. In seguito, tuttavia, gli sforzi di entrambe le parti si concentrarono a nord, sui combattimenti per Severodonetsk-Lysychansk, e i combattimenti intorno a Bakhmut, in mezzo a battaglie più accese furono dimenticati da molti.

Il ministero della Difesa russo ha delegato la gestione di questa operazione alla “Wagner”. Negli ultimi sei mesi, la “Wagner” si è trasformato da una società militare privata in una parte specifica delle forze armate russe. Secondo le stime del governo statunitense la formazione è composta da circa 50.000 uomini, di cui 40.000 (secondo la “Rusi”, 35.000) sono prigionieri. Sono dotati di veicoli corazzati, artiglieria e persino di una propria aviazione tattica. Una tale forza armata potrebbe competere con gli eserciti della maggior parte dei Paesi del mondo. Costruire un esercito del genere costa miliardi di dollari e più di 100 milioni di dollari al mese per mantenerlo. Dal punto di vista finanziario e dell’equipaggiamento, è impossibile creare un esercito di questo tipo senza il coinvolgimento diretto e continuo dello Stato russo. Le critiche pubbliche a Gerasimov e ad altri alti ufficiali militari da parte della “Wagner” non devono trarre in inganno: si tratta dell’espressione della competizione per le forniture con le unità dell’esercito regolare e dimostra, al contrario, la dipendenza diretta della Wagner dallo Stato, e solo una certa indipendenza dallo Stato Maggiore.

La battaglia per Bakhmut cominciò a diventare importante per l’alto comando russo nel mese di luglio, dopo la cattura di Lysychansk. La cattura di Bakhmut e della successiva Seversk consentirebbe l’accesso all’agglomerato urbano ben fortificato di Kramatorsk da est, il che potrebbe avvicinare uno degli obiettivi minimi di questa guerra: l’occupazione dell’intero Oblast’ di Donetsk. Ma concentrando la maggior parte dei suoi sforzi in quest’area, le Forze Armate russe Wsi sino “perse” la concentrazione delle forze armate ucraine a nord e hanno perso l’intera testa di ponte settentrionale dell’offensiva di Kramatorsk durante due mesi di controffensiva dell’esercito ucraino. Insieme ad essa, l’operazione Bakhmut allora perse la sua importanza strategica.

Tuttavia, Bakhmut rimase l’unica sezione del fronte in cui le forze russe stavano ancora avanzando con parziale successo. Naturalmente, è stata Bakhmut ad attirare l’attenzione di giornalisti e politici dopo le grandi controffensive dell’esercito ucraino in altre regioni. L’importanza politica della città cominciò a crescere, prima per la leadership russa, poiché la presa della città prometteva almeno un certo successo nella campagna d’autunno, e poi per la leadership ucraina: grazie agli enormi sforzi della Federazione Russa, l’immagine della città fortezza si era formata e la sua resa stava già danneggiando la reputazione del comando e delle autorità ucraine. Tutte le parti iniziarono a spostare attivamente truppe libere nell’area, in assenza di una strategia coerente. Ciò portò a feroci contrattacchi frontali e a un numero enorme di vittime e perdite.

Già da novembre la situazione per entrambe le parti era diventata quasi catastrofica, vista con gli occhi del soldato comune. Le battaglie si sono trasformate in un martellamento delle roccaforti a ondate di uomini e negli stessi tentativi di “far fuori” queste roccaforti. Su entrambi i fronti, l’esaurimento delle scorte di munizioni e la vita della fanteria portano allo scioglimento parziale delle formazioni di artiglieria, mortai, carri armati e contraerea e al loro trasferimento alla fanteria.

La situazione intorno a Bakhmut e Soledar ricorda in qualche modo quella dell’aprile 2022, quando il comando ucraino, dopo una vittoria nel nord, decise di creare riserve per una controffensiva, ma fu presto costretto a spendere quelle riserve per contenere l’esercito russo a est. A quel tempo era altrettanto urgente chiudere i vuoti con fanteria non addestrata reclutata dalle mobilitazioni di ieri, o peggio, con unità di difesa territoriale, che non si aspettavano affatto di essere inviate in altre zone per una vera guerra. Così è ora: sempre più brigate vengono inviate nel tritacarne di Bakhmut e Soledar, che peraltro non hanno un’importanza strategica ma quasi puramente politica, invece dell’atteso riarmo e riqualificazione.

In questa battaglia entrambi gli eserciti cominciarono a sentire una notevole fame di tecnica e di munizioni. L’entità dei combattimenti e degli incendi non è più paragonabile a quella della campagna di primavera-estate per il Donbass o della controffensiva ucraina su Kherson. All’epoca, l’esercito russo bombardava tra i 40-60 mila (secondo le stime del comandante in capo dell’esercito ucraino) e i 20 mila (secondo le stime statunitensi) proiettili al giorno, ma ora gli esperti di entrambi i Paesi concordano sul fatto che l’intensità del fuoco russo è diminuita del 75%. La seconda e la terza linea di difesa dell’esercito ucraino sono diventate molto più tranquille con l’indebolimento dell’aviazione e dell’artiglieria russa. Gli scontri diretti con armi leggere, soprattutto nelle aree urbane, stanno diventando sempre più importanti. La guerra è diventata ancora più simile alla prima guerra mondiale. I soldati russi di Bakhmut hanno iniziato a chiamarla Verdun, mentre quelli ucraini hanno iniziato a chiamarla la seconda Popasna.

Mai prima d’ora l’esercito ucraino aveva visto così tanti obiettori di coscienza. La mancanza di personale militare si sta intensificando e gli ufficiali e i comandanti rimasti evitano sempre più di recarsi in prima linea. Si sta arrivando al punto di punire fisicamente i soldati che si rifiutano di compiere un attacco suicida. Di certo non si tratta dei mitici “battaglioni punitivi” inventati dai media russi nel 2014. Tuttavia, mai prima d’ora le punizioni e la coercizione dei soldati da parte del comando ucraino sono state così sistematiche come negli intensi combattimenti vicino a Bakhmut.

Il rifiuto di obbedire a un banale ordine di morte è diventato così diffuso nell’esercito ucraino che il Parlamento, su pressione dello Stato Maggiore, ha approvato d’urgenza un disegno di legge che sostanzialmente vieta ai tribunali di prendere in considerazione qualsiasi circostanza attenuante nei casi di violazione delle norme militari da parte dei soldati. Ciò ha provocato un’enorme ondata di indignazione anche tra gli attivisti ultraconservatori: la cosa ha fattosì legge non firmata da Zelenskij, in quanto mette il soldato al di fuori della legge e alla possibilità di avere processo equo, e soprattutto non affronta completamente la questione della responsabilità degli ufficiali per i loro ordini e le loro decisioni.

Ci sono molte decisioni di questo tipo. Ci sono ordini del tipo “riprendete quel punto d’appoggio ad ogni costo”, e lasciare i soldati al freddo in un campo vuoto dove devono perforare urgentemente il terreno ghiacciato per scavare e creare trincee, bugie banali, o il lasciare i soldati in posizioni dimenticate. La risposta principale è l’abbandono di massa delle posizioni da parte degli ufficiali, che dal punto di vista della legge non è considerato una diserzione. Questo approccio, dettato dal prestigio politico, normalizza la preferenza per gli ufficiali che impostano un compito che ha poco significato e la morte dei soldati che “sono morti eroicamente nel portarlo a termine”. Quando si perde la fiducia dei mobilitati nella catena di comando, si richiedono leggi più severe nei loro confronti, imponendo una disciplina meccanica piuttosto che organica.

L’esaurimento tecnico degli schieramenti ha migliorato in qualche modo la situazione delle popolazioni locali vicine alla linea del fronte (ad eccezione, ovviamente, delle città direttamente sulla linea di contatto). I bombardamenti sulle città del Donbass non sono cessati, ma la loro profondità, intensità e precisione sono diminuite. A soli 15 chilometri dal fronte, c’è una vita quasi normale e tranquilla, con un settore dei servizi funzionante, persone che si recano al lavoro o al mercato e infrastrutture che funzionano ancora meglio rispetto alla regione metropolitana, che è stata colpita molto più duramente dagli attacchi terroristici al sistema energetico. Solo l’enorme numero di militari e il costante e lontano rombo delle esplosioni fanno capire che si vive in guerra.

Lo scontro militare si fa più feroce, ma la zona direttamente occupata dall’azione militare si restringe. Gli attuali combattimenti non replicano le dimensioni e gli orrori di quelli della primavera e dell’autunno 2022. È possibile che la battaglia per Bakhmut rappresenti un punto di svolta per l’esaurimento tecnico di entrambi gli eserciti e una transizione verso battaglie di eserciti sempre più grandi ma sempre più scarsamente armati dei popoli ucraino e russo mobilitati. E man mano che gli eserciti professionali si “erodono” riempiendosi di uomini mobilitati, la questione dello stato politico e morale delle truppe e della loro fiducia nel comando diventerà sempre più importante.

La guerra di logoramento di cui si parla da molti mesi sta diventando tale solo ora. In questa fase della guerra, la questione del futuro dell’Ucraina è legata non solo alla necessità di respingere un’invasione imperialista, ma anche alla politica interna del Paese che gli ucraini stanno eroicamente difendendo. Il numero crescente di “refuseniks” da parte ucraina non significa un calo della motivazione a combattere contro la Russia. Dimostrano che i mobilitati non sono disposti a dare la vita per ogni obiettivo e ordine. Il ruolo dell’attuale leadership politica ucraina come negoziatori di discreto successo per la fornitura di armi per la vittoria, emerso l’anno scorso, è sempre più oscurato dalle loro azioni contro gli interessi di coloro ai quali quelle armi devono essere combattute. Oggi, ogni decisione deludente delle autorità colpisce il morale dei soldati e delle loro famiglie più di prima.

L’incredibile consolidamento della società ucraina può aiutare a trovare un modo per contrastare queste frustrazioni. Già l’enorme risposta degli ucraini all’iniziativa di limitare i diritti dei loro difensori – una petizione contro la suddetta legge ha raccolto le 25.000 firme necessarie in meno di 24 ore sul sito ufficiale del presidente – dimostra come molte persone siano pronte ad opporsi alle politiche delle attuali autorità anche nonostante le esortazioni del “tempo di guerra”.

Le decisioni di guerra più difficili possono e devono essere prese con una maggiore partecipazione dei soldati stessi, piuttosto che affidarsi al prestigio politico della leadership. I consigli dei soldati nelle formazioni militari possono fornire un contrappeso agli ordini incompetenti o illegali dei comandanti. I consigli dei volontari e dei lavoratori nelle città ucraine funzionanti possono difendere non solo i diritti dei soldati contro i tentativi delle autorità troppo sicure di sé, ma anche i diritti del lavoro e gli standard di vita dei lavoratori e delle lavoratrici delle aziende ucraine contro gli arbitri dei loro proprietari. Una rete e poi una vera e propria struttura di tali comitati, che penetrino nei nodi importanti della società ucraina, sarebbero il sostegno per un futuro postbellico veramente democratico e autonomo, in cui il controllo della politica e dell’economia sarebbe nelle mani dei veri vincitori: la classe operaia dell’Ucraina.

Vittoria all’Ucraina!

– Per la fornitura di armi e di tutti gli aiuti necessari, militari, finanziari e civili, senza debiti né obblighi!

– Per la creazione di reti di soldati, volontari e lavoratori nell’esercito, iniziative civiche e imprese, in stretta collaborazione con i sindacati e le famiglie dei mobilitati! Per la lotta di queste strutture per assumere il controllo sulle decisioni del comando, sulla distribuzione e sull’utilizzo degli aiuti militari ricevuti e sull’economia dell’Ucraina per indirizzare tutte le entrate ai bisogni della vittoria e della popolazione civile!

Per la solidarietà dei lavoratori e delle lavoratrici europei e americani con gli ucraini che combattono una guerra antimperialista; per aumentare le forniture di armi senza avviare programmi di riarmo e militarizzazione nei loro paesi!

Per la solidarietà dei lavoratori russi con i lavoratori ucraini contro la repressione, la paura e l’atomizzazione! Per il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina, consegnando alla giustizia tutti coloro che hanno scatenato la guerra, commesso crimini di guerra e alimentato il complesso imperiale di povertà e la propaganda sull’eccezionalità del popolo russo. Per riportare il potere in politica e in economia nelle mani della classe operaia, per migliorare la vita della maggioranza e per fermare tutte le contrapposizioni tra i popoli nell’interesse di mantenere i governi al potere!