La spada e lo scudo – Introduzione






Yurii Colombo – La spada e lo scudo – Ogzero, Torino,  168 pp.illustrato, 2021 –  Acquistabile presso di noi scrivendoa yurii.colombo@gmail.com

I servizi segreti russi, assieme a quelli americani e israeliani, sono  probabilmente i più famosi del mondo. E lo sono per molti motivi. Per quanto riguarda la Russia alcune ragioni sono evidenti: resta anche dopo il crollo dell’Urss il paese con i più estesi confini del globo che si allungano dalla Crimea fino a Vladivostok. La Russia è anche quel paese dove nel XX secolo nel giro di dodici anni si consumarono ben tre rivoluzioni e la cui reazione termidoriana interna produsse, tra le altre cose, la costituzione della più ampia rete di campi di concentramento che l’umanità abbia mai visto. Sorvegliare, colpire, punire era già stata del resto in epoca zarista, uno dei refrain della politica interna e internazionale dell’Impero. In epoca staliniana la sindrome di accerchiamento assunse dei contorni surreali. Mentre all’interno si organizzava la caccia sistematica a chiunque potesse essere solo vagamente un “nemico del popolo” (nepmen, bianco, trotskista, anarchico o Vecchio Credente) all’esterno agivano delle squadre di killer pronte a eliminare gli avversari che si erano rifugiati all’estero.

Dopo il 1956, con il disgelo kruscioviano, la morsa repressiva si allentò, ma all’esterno con lo scatenamento della guerra fredda da parte delle potenze occidentali e l’espansione della buffer zone in Europa orientale, i compiti dei servizi sovietici si ampliarono. La loro leggenda nasce lì, a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 e diventa oggetto anche di letteratura gialla e cinema d’evasione. Il mondo delle spie, del resto, è indubbiamente affascinante. È un mondo dove si sommano intrigo, eros, avventura, soldi, psicologia, tecnologia. Ciò ha condotto alcuni a sovrastimare il ruolo dello spionaggio fino a perdere di vista che i servizi segreti in tutto mondo, Russia compresa ovviamente, sono ancelle della politica e non il contrario. Nelle diverse fasi storiche, e contingenze politiche, essi possono svolgere un ruolo più o meno preminente che comunque resta accessorio. Anche in Russia: le strutture della “forza” dopo il movimento decabrista del 1825 non hanno mai svolto un ruolo politico autonomo e ciò si dimostrò ancora una volta  plasticamente evidentemente durante il fallito putsch del 1991 quando il Kgb dimostrò totale incapacità ad avere propria visione degli avvenimenti e delle dinamiche sociali. Potrà cambiare in era putiniana? La Russia potrà diventare un paese a “trazione Fsb”? Si tratta di un’ipotesi da tenere a mente e valutare ma su cui dovrebbe essere proibito fantasticare. In generale ci sembra valida la riflessione generale che fece Lucio Caracciolo nel presentare qualche anno fa un numero fu un numero speciale di Limes dedicato proprio ai servizi e  che qui riportiamo per esteso: “Oggi nell’universo delle tenebre tutto sembra ruotare intorno alla collazione/protezione di dati. Mentre si discetta di ciberspazio e d’alfabeti digitali, e qualcuno financo pretende di assimilare l’elettronica all’anima grazie al cognitive computing, vale rammentare che qualsiasi analisi comincia e finisce con l’uomo. In senso funzionale: è fatta da umani (agenti d’intelligenza) per altri umani (decisori politici, ma anche economici o criminali). E per via tecnica: l’intelligence presuppone il riduttore umano della complessità, lo stratega che indichi al collettore d’informazioni (vulgo: spia) quali campi esplorare, quali trascurare, in vista di quali scopi. Solo la mania classificatoria delle tecnocrazie può concepire la Humint (Human intelligence) come arte specifica, sezione a sé nei servizi segreti, quasi possano darsi modi e usi d’analisi perfettamente disumani. Al contrario, senza human factor le discariche di dati «oggettivi» affastellati dai rami Imint (immagini), Masint (misure) e Sigint (segnali) resterebbero materia inerte. O peggio serbatoi cui attingere per manipolazioni a fini impropri”.

 

Questa non è una storia generale dei servizi segreti russi (la materia è talmente  estesa che gli unici seri tentativi fatti in questo campo sono di tipo enciclopedico) ma è forse il primo tentativo, almeno in Italia, di fornire un quadro della struttura, del ruolo politico, delle controversie e degli scandali in cui  l’Fsb e le organizzazioni ad essa collegata sono coinvolte dall’ascesa di Putin in poi. Con alcuni raid però nel passato sovietico: dalla caccia internazionale ai trotskisti fino alla crisi dei missili di Cuba; dalla deportazione e repressione dei Testimoni di Geova fino al ruolo che le donne-agenti, le Mata Hari rosse, ebbero nell’attività di spionaggio durante la guerra fredda.

In questo volume troverete anche un capitolo sul fenomeno Belligcat, il portale che con le sue inchieste sui casi Skripal e Naval’nij ha avuto un ruolo fondamentale nell’acutizzare la crisi tra Federazione Russa e mondo Occidentale. L’irruzione di Belligcat, indubbiamente ha segnato una nuova frontiera nel giornalismo investigativo e  potrebbe condizionare nel futuro le stesse relazioni tra Stati nel quadro di quella che è stata sintetizzata come Public Intelligence.

Infine abbiamo dedicato uno spazio corposo alla querelle delle relazioni tra Brigate Rosse e Kgb. Non crediamo di aver detto la parola fine su questa questione ma credo che l’ampia panoramica qui fornita e la documentazione acclusa (in buona parte inedita in Occidente) possano già per molti versi dare la possibilità di misurare un giudizio storico e politico sereno anche in relazione ai “misteri” del caso Moro.

Ci sarà ancora la possibilità nel futuro di tornare su questi temi  sul portale di Ogzero i cui animatori, Adriano e Chiara ringrazio, per aver creduto nel libro che ora avete in mano. Io spero che vi intrigherà e vi porterà a non affrettarvi a tirare conclusioni ma a farvi nuove domande, magari diverse da quelle già adesso mi faccio io.

 

Mosca, 5 settembre 2021.

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