Le chiavi della politica di Mosca sono a Minsk
DI YURII COLOMBO
ì l’impiccio al potere di dover rispondere al tribunale europeo dei diritti dell’uomo per quanto riguarda le violazioni dei diritti democratici nel paese.
Il tutto in un quadro in cui le giа ridottissime libertà di espressione sono al lumicino. Le speranze o le illusioni di una fuoriuscita senza scosse dal regime instaurato da Putin sono agli sgoccioli. Senza Putin il sistema crollerebbe e insieme salterebbero gli equilibri costruiti in decenni.
è sottoposta a ritmi e condizioni di vita durissime. Da qui parte un controllo capillare sull’intera struttura sociale del paese.
mobilitazione per la partecipazione al voto dei dipendenti che non ha precedenti. Putin teme il suo popolo: del consenso dei primo decennio di governo del paese non è rimasto che il simulacro, solo passivitа attonita ed esecuzione rigida degli ordini.
Putin aveva pensato a una transizione pacifica che portasse il banchiere Vladimir Babariko (uomo di Gazprom) al potere, una carta per gestire l’uscita di scena di Lukashenko che evitasse l’eventualità di un nuovo teatro ucraino quando Putin restando legata fino alla fine a Viktor Yanukovich, si suicidò politicamente lasciando campo aperto alla penetrazione della Nato. Tuttavia la storia и spesso imponderabile e Lukashenko invece di uscire di scena ha resistito: ha fatto arrestare Babariko, ha accusato i candidati di opposizione di essere “delle marionette russe o polacche” e si prepara a vendere cara la pelle.
ò il prezzo più salato in termini di vite umane) ma che ormai non vede più di buon occhio una anschluss russa a cui si era vicini non più di qualche mese fa.
Se eventualmente Lukashenko decidesse di imporre una dittatura militare di corto respiro, è naturale che la “variante polacca” diverrebbe la più probabile. E sarebbe un segnale che spazzerebbe le pianure russe: se il mite popolo bielorusso ha potuto conquistare la democrazia, è possibile farlo anche qui. Ecco perché Putin ha avuto tanta fretta di andare al voto.
La storia e la politica amano le sorprese e magari da qui al 9 agosto la crisi bielorussa avrà esiti inimmaginabili. Ma mai come ora le chiavi della politica di Mosca sono a Minsk.
Commento apparso su Il Manifesto il 29 giugno 2020