L’ex fascista bielorusso Protasevich si arrende senza onore a Lukashenko






È durata una decina di giorni in tutto la detenzione Roman Protasevich, il fondatore del canale bielorusso di opposizione Telegram Nexta dopo che il 23 maggio scorso l’aereo Ryan Air su cui viaggiava era stato scientemente dirottato su Minsk dall’esercito bielorusso per arrestarlo. Ieri in lunga lunga intervista al canale televisivo statale bielorusso ONT durata circa 90 minuti, Protrosevich si è dichiarato colpevole di tutti i reati di cui viene accusato e si è detto persino disponibile a collaborare con Alexander Lukashenko.

E così mentre i principali leaders dell’opposizione del paese languono in galera ormai da un anno senza un regolare processo (e spesso senza conoscere neppure i capi d’accusa) l’ex neofascista del Donbass, probabilmente dopo essere stato “ammorbidito” dalla polizia bielorussa con metodi da inquisizione staliniana, ha confermato prima di tutto quello che si sapeva: di essere stato nel Donbass con il battaglione neofascista ucraino Azov nel 2014, anche se ha negato di averne formalmente preso parte. Una precisazione che gli garantirà una certa comprensione da parte dei giudici…

Il giornalista ha anche confermato che le sue fotografie nella divisa dell’Azov che si possono trovare su Internet sono reali, ma si è schermito affermando che 7 anni fa era giovane e voleva ispirarsi a “un presunto e assolutamente scorretto romanticismo di guerra”.
“Ero solo un giornalista, anche se con un’unità di combattimento. In seguito mi sono unito a una delle unità, ma di nuovo ho continuato a concentrarmi sulla fotografia… Passavamo la maggior parte del tempo nelle basi”, ha sostenuto Protrosevich.
“Ho anche violato l’etica giornalistica, attraversando tutti i confini. Non sostenevo quell’ideologia, ma c’erano molte persone di tale ideologia nel mio ambiente”, si è scusato Protasevich. Ma se ai processi di Mosca Zinoviev e Kamenev ebbero la dignità di non chiedere la “grazia” , il nostro ex-fascista ha affermato di volersi prostrare davanti al capo di Stato bielorusso. “È del tutto logico che un simile procedimento penale sia stato avviato… L’unica cosa che spero è che Alexander Grigorievich (Lukashenko n.d.r.) abbia abbastanza volontà politica e una certa determinazione per non estradarmi nel Donbass”, ha implorato Protasevich, che teme probabilmente di essere passato per le armi dai “ribelli repubblicani”.
Per quanto riguarda il suo più recente passato Protasevich ha dichiarato di aver agito da “collegamento” tra il quartier generale del leader dell’opposizione bielorussa Svetlana Tikhanovskaya e di essere uno dei membri di una cospirazione contro il presidente Alexander Lukashenko, sul genere di quelle messe in piedi da Bucharin e Rykov quasi un secolo fa.
Come nella cospirazione trotskista contro il Padre dei popoli, il fondatore di Nexta ha dichiarato di aver pianificato un complotto per la presa del potere violenta in Bielorussia e di aver progettato il tentativo di uccidere di Lukashenko.
Ha inoltre affermato che potrebbero esserci ancora 4-5 cellule terroristiche “dormienti” in Bielorussia, spiegando che fa questa conclusione sulla base delle conversazioni con alcuni dei cospiratori.
L’oppositore domato si è infine dichiarato colpevole ai sensi dell’articolo 342 del codice penale bielorusso di aver organizzato proteste illegali in Bielorussia ma di voler a questo punto collaborare all’indagine della magistratura bielorussa “in modo assolutamente completo e aperto”

“E non voglio mai essere coinvolto in politica, o in nessuno di questi giochi sporchi e rese dei conti”, ha promesso l’ormai ex giornalista. Da un simile avventuriero c’è da pensare che stia ancora spergiurando.

 

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