Navalny dal carcere lancia “l’internazionale degli onesti”

In un articolo pubblicato stamane – giusto a un anno dal suo avvelenamento a Tomsk – Alexey Navalny riprende la parola dal carcere dove sta scontando una condanna di 2 anni e mezzo, con un lungo articolo di 12 mila battute pubblicato su alcuni dei principali giornali europei tra cui Le Monde, Il Guardian e il Frankfurter Gemelline Zeitung dove le parole più usate sono naturalmente Putin ma soprattutto corruzione.

Tutto quello che serve per iniziare è che i leader occidentali mostrino determinazione e volontà politica. Il primo passo è che la corruzione sia trasformata da una fonte di opportunità illimitate in un onere gravoso per almeno alcune delle élite che circondano gli autocrati”.

Corruttela, corruttela, corruttela, quindi. Chi è italiano si sentirà di ripiombare nei primi anni ’90 del secolo scorso quando sembrava che l’eliminazione per via giudiziaria dei partiti a maggior tasso di corruzione fosse una panacea. Gli italiani sanno come è finita. Del resto basterebbe tornare al vecchio adagio americano in cui ci si chiedeva se “erano nate prima le ruote o l’olio per ungerle”, sintesi sfolgorante di quanto i marxisti hanno sempre sostenuto sia il normale rapporto tra impresa e corruzione.

Navalij si rivolge con questo articolo esclusivamente all’opinione pubblica occidentale. Non si tratta semplicemente di una miopia visto che buona parte dei russi si sente “europea” (anche in Siberia) ma non “occidentale” per valori, costumi e tradizioni. E neppure si tratta solo della vecchia diatriba tra asiatisti ed occidentalisti che pur è in parte ancora attuale, ma di una precisa strategia che punta a realizzare quanto non riuscì a Gorbaciov: portarla armi e bagagli ad Ovest, Unione europea e Nato compresi. In questo orizzonte deve far conto anche di una possibile balcanizzazione del paese e delle sue tragiche e prevedibili conseguenze.