Pallido sole nel cielo di North Stream 2






L’accordo tra Germania e Stati uniti sulle garanzie di sicurezza energetica per l’Ucraina dopo il lancio di North Stream 2 è il primo tassello della nuova strategia euroatlantica nei confronti della Russia. La Germania con questo accordo, in particolare, si impegnata a creare un “fondo verde” dell’importo di 1 miliardo di dollari e a fornire all’Ucraina fondi per il passaggio a nuove fonti energetiche. Merkel, ormai a fine mandato, ha anche garantito a Biden che reagirà agli “atti di aggressione della Russia contro l’Ucraina”. Inoltre la Germania ha sostenuto utilizzerà tutte le risorse possibili per ottenere un’estensione dell’accordo sul transito del gas attraverso l’Ucraina fino a 10 anni e l’assistenza tecnica per l’integrazione dell’Ucraina nella rete elettrica europea. Gli Usa da parte loro hanno confermato che non introdurranno nuove sanzioni contro il gasdotto russo-tedesco e nel futuro abrogheranno anche quelle ancora in corsa.

Quello che è apparso un Uovo di Colombo che permette a Washington di togliersi di impiccio su una faccenda in cui la sconfitta definitiva poteva essere dietro l’angolo vista la volontà di Berlino di completare la posa del tratto residuo di North Stream (ormai completato al 98%) permette allo stesso alle due potenze di presentarsi con una voce sola nella trattativa complessiva con Mosca sulla questione delle rotte energetiche.

Ma non è detto che l’asse tedesco-americano preluda al lieto fine. La domanda chiave è come esattamente la Germania intenda persuadere la Russia a prolungare il contratto di transito con l’Ucraina, che scade il 1° gennaio 2025, visto che secondo la dichiarazione, il processo dovrebbe iniziare entro e non oltre il 1° settembre. La cancelliera tedesca con una telefonata la sera del 21 luglio ha già iniziato a discutere con Vladimir Putin della possibilità di tale proroga. Quest’ultimo però vuole vedere bene negli interstizi dell’accordo, per non sottoscrivere qualcosa che si dimostrerebbe, in ultima istanza, peggio della messa in cassaforte del tanto agognato gasdotto. Secondo il quotidiano finanziario di Mosca però Berlino ha ancora un importante asso nella manica. La dichiarazione di Stati Uniti e Germania, non a caso sottolinea separatamente che la Germania intende conformarsi ai requisiti del Terzo Pacchetto Energia nel contesto del North Stream 2, che “comprende una valutazione di qualsiasi rischio associato alla certificazione del gestore del progetto per l’energia dell’UE sicurezza”. Se il regolatore tedesco non approva la certificazione della società di progetto North Stream 2 come operatore indipendente, Gazprom potrà rivendicare non più del 50% della capacità del gasdotto, il che la costringerà automaticamente a continuare il transito attraverso l’Ucraina per soddisfare contratti a lungo termine”. In base all’attuale contratto, Gazprom è obbligata a pagare la capacità di trasporto dell’Ucraina per un importo di 40 miliardi di metri cubi. Allo stesso tempo la capacità potenziale del nuovo gasdotto è di 55 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Per avere dei punti di riferimento, nel 2017 il transito attraverso l’Ucraina è stato pari a 94 miliardi di metri cubi di gas e nel 2020 è già 55,8 miliardi di metri cubi.

E se a Varsavia e a Kiev l’accordo non ha andato giù nome di una russofobia malcelata (a cui la Casa Biaca ha reagito a muso duro invitando i due paesi slavi a “non mettersi di traverso”), anche a Mosca l’accordo tra i due alleati Nato è stato preso, per usare con un eufemismo, con tiepidezza.

Al di là degli aspetti tecnici non sfugge al Cremlino l’aspetto politico dell’accordo, il rinsaldarsi dell’alleanza euro-atlantica dopo il lungo autunno dell’amministrazione Trump. Non a caso il Cremlino ha commentato con un qualche imbarazzo quello che a prima vista è sembrata la classica quadratura del cerchio. Nel tradizionale briefing quotidiano Dmitry Peskov ha sostenuto che “il Cremlino ha studiato attentamente il testo di tale dichiarazione congiunta [Germania-Usa]. C’è sicuramente qualcosa nel testo con cui non possiamo essere d’accordo e qualcosa che siamo pronti ad accogliere”

Secondo il portavoce di Putin il governo russo d’accordo con la formulazione sulla necessità di “contrastare l’aggressione della Russia e le sue azioni dannose sia in Ucraina che all’estero”. “Siamo fortemente in disaccordo con questa formulazione. Non c’è mai stata alcuna aggressione da parte della Russia né in Ucraina né oltre i suoi confini. La Russia non ha e non è impegnata in azioni aggressive. Non possiamo in alcun modo approvare l’uso di tale formulazione”. Malgrado ciò, inevitabilmente Mosca è costretta a tenere aperto l’uscio di un accordo che sarebbe una boccata d’ossigeno per la sua dissestata economia ed ad aprire a possibili nuove trattative sul Donbass. “Allo stesso tempo . ha concluso Peskov – il Cremlino accoglie con favore il desiderio e la disponibilità della Germania, nel quadro del formato Normandia, a compiere sforzi più attivi per promuovere l’attuazione degli accordi di Minsk; la Russia è sempre stata e rimane un garante responsabile della sicurezza energetica del continente europeo”.

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