La giusta distanza dalla guerra

di Yurii Colombo

Come sa chi si dà la pena di seguirmi, ben presto ho  preso una posizione netta sulla guerra in Ucraina. A fianco del popolo ucraino che resiste e a fianco dell’opposizione russa. Tutto ciò ha delle ricadute di cui non mi sono nascosto, per onestà intellettuale, il senso e la profondità. Inutile nasconderselo, ciò significa in qualche misura sostenere lo sforzo dell’Occidente e della Nato per sconfiggere l’aggressione.

Avrò occasione di parlarne, più compiutamente di quanto fatto finora.

Tuttavia lo schieramento con il “meno peggio” non significa non vedere quanto di peggio c’è nel campo che contrasta Putin. In ogni guerra – in ogni fronte – si compiono atrocità, nefandezze, crimini Il  compito di chi scrive non è di chiudere gli occhi di fronte a tutto ciò, di diventare “embedded”, megafono propagandistico di una parte (dei cui obbiettivi non dichiarati resto alieno), ma di guardare le cose in faccia, riconoscerle e, nel caso, denunciarle.

Durante la guerra civile spagnola una delegazione del governo repubblicano, si recò nell’Urss di Stalin per chiedere aiuti. Era composta anche da anarchici e socialisti che restarono silenti non solo sui massacri che si compivano nelle “purghe” ma anche delle nefandezze che gli stalinisti compivano in Spagna. La politica, si dirà. Vero ma così facendo non si fa un gran servizio all’ideale che si promuove.

Si tratta di inquietudini morali di cui ad affliggersi non sono certo il primo.

Questa guerra forse è la prima che si può guardare, seppur in differita, su Telegram. Si può vedere lo scempio che è ogni guerra: la morte, il sangue, le esecuzioni, le umiliazioni. Nella sua magnitudo la guerra è merda. Guardala. Altro che “socialismo o barbarie”.

Saper schierarsi e rimanere vigili, critici e attenti è un equilibrio praticamente impossibile da realizzare. Ma ci si deve provare ogni giorno. Leggendo, guardando, riflettendo.

A chi vuole sapere consiglierei di far buon uso dei social e dei mass-media e di prendersi del tempo per leggere qualcosa della storia dell’Ucraina, della Russia o dell’Urss. Di muoversi verso la complessità. Ne verrà cambiato per sempre.