Il discorso tenuto on-line da Putin al tradizionale appuntamento del “Forum economico di Davos” è importante per molte ragioni perché rappresenta il tentativo – dal suo punto di vista – di accreditarsi come “statista” e riaprire la partita del confronto prima di tutto con l’Europa proprio mentre la Russia sconta forse il momento di maggiore difficoltà e isolamento su scala internazionale e percepisce i pericoli del riavvicinamento, con la nuova amministrazione Biden, tra Washington e Bruxelles
Putin disegna una rappresentazione “weimeriana” dell’attuale fase politica: “La situazione nel mondo è paragonabile a quella degli anni Trenta. Il rafforzamento della stratificazione sociale, la polarizzazione delle opinioni pubbliche, la crescita del populismo, il radicalismo e l’inasprimento dei processi politici interni che destabilizzano le relazioni internazionali e distruggono il sistema di sicurezza globale”.
In questo quadro, per il presidente russo, l’estensione del trattato START-3 deciso due giorni fa nella telefonata con Biden “è un passo nella giusta direzione”, ha sottolineato Putin. L’ipotesi di un corso della dinamica internazionale simile a quella degli anni ‘30 del secolo scorso fu prevista dal teorico marxista Tony Cliff alla metà degli anni ’90 a dimostrazione che a volte l’impazienza rivoluzionaria è superiore allo sguardo degli analisti mainstream e sa stagliarsi oltre la contingenza e prevedere dinamiche non ancora del tutto definite.
Per Putin comunque “la comunità mondiale deve affrontare tre sfide chiave, di cui la prima è quella socio-economico”. Secondo Putin, nonostante le crisi del 2008 e del 2020, gli ultimi 40 anni sono stati estremamente positivi per l’economia globale. I problemi principali sarebbero il divario dei redditi dei cittadini (soprattutto nei paesi sviluppati) e la disoccupazione causata dalla pandemia:
“250 milioni di posti di lavoro sono stati persi in un anno” ha sottolineato il leader russo. “Gli ultimi 20 anni di sviluppo hanno gettato le basi per la quarta rivoluzione industriale, basata su intelligenza artificiale, soluzioni automatizzate e robotiche. Ma questo significa cambiamenti strutturali nel mercato del lavoro e un ruolo maggiore dello Stato: altrimenti molte persone rischiano di rimanere disoccupate”.
Insomma lo “Zar” di fronte alla crisi strutturale del capitalismo non sa immaginare e proporre null’altro che dosi da cavallo di dirigismo, ovviamente mantenendo un quadro rigidamente neo-liberale dei rapporti di lavoro e sul terreno dei diritti sociali.
La seconda sfida è quella socio-politica. I crescenti problemi economici e le disuguaglianze, a sentire l’inquilino del Cremlino, stanno dividendo la società e generando malcontento nell’opinione pubblica. “Per la gente i motivi per essere insoddisfatta risiedono nei problemi reali che riguardano tutti, indipendentemente dalle opinioni politiche che una persona ha” ha affermato.
Un problema a parte sono i giganti economici del settore digitale, che sono già in competizione con gli Stati, perché il loro pubblico ormai è diventato vastissimo. “Qual è il confine tra un business globale di successo, i servizi di consolidamento dei big data e i tentativi di gestire di fatto la società a piacimento?” si è chiesto retoricamente Putin.
La terza sfida è l’aggravarsi dei problemi internazionali. Problemi interni irrisolti e crescenti possono spingere alla ricerca del “capro espiatorio”, un’affermazione che si potrebbe anche condividere se Putin non avesse più volte accusato i paesi occidentali di essere troppo aperte verso le ondate migratorie e le politiche di integrazione.
Alla fine del suo discorso, ha elencato quelle che sarebbero le quattro priorità della politica russa. “1) Una persona dovrebbe avere un ambiente di vita confortevole: alloggio, infrastrutture accessibili (trasporti, energia, servizi pubblici) e ambientale pulito. 2) dovrebbe essere sicura di avere un lavoro che darà un reddito in costante crescita e un tenore di vita dignitoso. 3) essere sicura che, se necessario, riceverà un’assistenza medica efficace e di alta qualità. 4) Indipendentemente dal reddito familiare, i bambini dovrebbero avere l’opportunità di ricevere un’istruzione dignitosa e realizzare il loro potenziale”. Tutte proposte ragionevoli che però sono frustrate prima di tutto nel paese in cui governa ormai da un ventennio, dove domina una centuria di miliardari in dollari, spesso a lui strettamente legata politicamente e materialmente.