Centinaia di migliaia di persone in piazza in 60 città, la giornata di mobilitazione per la liberazione di Navalny è stata la più grande manifestazione di opposizione al regime putiniano da un decennio a questa parte che va oltre le più rosee previsioni degli organizzatori, del resto già tutti da giorni arresti. Pesante è anche il bilancio della repressione, del resto preventivabile: oltre 2300 i fermi (850 solo a Mosca) che per molti si trasformerà in arresto amministrativo se non addirittura processo penale.
Che la gente non avrebbe temuto la repressione e le intimidazione si era già capito sin da mattino.
È ancora l’alba a Mosca quando arrivano le prime notizie da Vladivostok: ci sono 5000 giovani che malgrado temperature proibitive stanno marciando verso il centro cittadino scandendo “Un-due-tre Putin vattene!”
La protesta poi spazza la Siberia come forse era prevedibile vista la pesante crisi economiche e le spinte anticentraliste mai sopite. Sono in 10 mila a Novosibirsk malgrado i meno trenta e le cariche a freddo della polizia. Ma in migliaia sono anche a Tomsk, Omsk e a Ekaterinenburg dove il corteo spezza i cordoni della polizia e sciama in tutto il centro. Un ora prima del concentramento a Mosca, in piazza Pushkin sono già in 3000 malgrado tutta la fosse stata presidiata e transennata dal primo mattino. È chiaro il 23 gennaio è già a questo punto una di quelle giornate da segnare sui calendari nella lotta ormai decennale per conquistare un po’ di democrazia in Russia e che non è può essere derubricata solo al sostegno, pur importante, per un oppositore arrestato ingiustamente.
Lo sottolinea l’editorialista di Novaya Gazeta, Kirill Martynov, il giornale in cui scriveva Anna Politkovskaya: “Le persone sono scese in piazza non solo per la libertà di Alexey Navalny, ma anche perché non vedono altro modo per ottenere giustizia dove non ci sono tribunali o elezioni. Il 23 gennaio, “un’altra Russia unita” era nelle strade: un movimento in cui moscoviti e residenti dei centri regionali hanno finalmente trovato interessi comuni: lo stato di diritto, la sicurezza personale per tutti e la fine della corruzione”.
A Mosca ci son in piazza i liberal ma anche gli attivisti dei diritti civili, ci sono le bandiere dei trotskisti del movimento socialista democratico e quelle nere degli attivisti anarchici (solo i comunisti e il Fronte di sinistra di Sergey Udalzov hanno deciso di tenersi fuori accusando i dimostranti di fare il gioco “degli imperialisti occidentali”). Ma soprattutto ci sono, determinati, i tanti giovanissimi che vogliono un futuro meno meno grigio e meno conformista di quello che Putin gli sta regalando. Sono loro che a mani nude, in un migliaio, a metà pomeriggio attaccano la polizia. Sono scontri duri ma malgrado le manganellate i giovani non arretrano. I fermi sono tanti, tra cui anche la moglie di Alexey Navalny, Yulia, ma la gente non se ne va, anzi aumenta. Si forma un corteo che va verso la Lubyanka, la storica piazza sede dei servizi segreti accusati da Navalny di stare dietro il suo tentativo di avvelenamento del 20 agosto scorso. Arrivano intanto le notizie dalle altre città della Russia europea. Entusiasmanti. Sulla Prospettiva Nevskij sono in decine di migliaia a marciare al grido di “Via Putin!” e giungono nei pressi del Palazzo d’Inverno che evidentemente non c’è più ragione di prendere…
Ma anche le altre città europee della Russia europea sono in movimento: a Rostov sul Don 7000 dimostranti. A Togliatti, racconta un corrispondente di un gruppo delle sinistra locale, sono scese in piazza spontaneamente 3000 persone, “robe che non si erano mai viste in città” commenta soddisfatto. A Rjazan una delle provincie più povere di tutta la Russia europea e malgrado una tormenta di neve sono in 20 mila. E ancora nella capitale, mentre è già scesa la sera, 300 giovani formano i cordoni e cercano di dirigersi verso il centro di prima detenzione gridando “Libertà per i detenuti” e vengono fermati do po una mezzoretta solo da due cariche della polizia.
Ora sarà tempo di riflettere, e di capire, ma il dato sorprendente è quello delle provincie soprattutto quelle europee, sempre sonnolente e conservatrici. Se lo scollamento sociale si allargherà e se in primavera come è prevedibile riprenderà l’iniziativa in Bielorussia, come si suol dire, Putin avrà le sue gatte da pelare.