Valerij Todorovskij: Il mio cinema dentro la storia del cinema russo

Intervista esclusiva di Yurii Colombo

(Disgelo) un melodramma in sedici puntate dentro il mondo Mosfilm negli anni del kruschevismo. Riuscitissimo è anche Bolscioj (2017) sulle durezze del mondo del balletto, doppiato e presentato a suo tempo anche in lingua italiana, mentre è in uscita per questo inverno Gipnoz (Ipnosi). Come produttore ha firmato il serial per il primo canale Bomba, sulla realizzazione del primo ordigigno atomico sovietico nel 1949, andato in onda nel novembre 2020 che è avuto un’ottima accoglienza del pubblico russo. In una bella mattinata moscovita, lo abbiamo incontrato per una intervista a tutto campo.

Sono nato e vissuto in una famiglia dove tutti erano impegnati nel cinema. Papа era regista, mamma un ingegnere ma presto passò anche lei al mondo della celluloide e fu sceneggiatrice e produttrice. Vivevamo a Odessa dove mio padre frequentava gli studios della città. Anche io sin da piccolo volevo essere parte di quel mondo ma non sapevo bene come fare. Comunque frequentai la scuola di sceneggiatura quando ci trasferimmo Mosca. E appena ebbi la possibilità diressi un film. Per me non esiste una vera separazione tra la mia vita privata e il cinema. E mi sembrerebbe veramente strano trovarmi in qualche altro mondo che non fosse questo.

Ora possiamo dire che esiste un cinema russo: ci sono autori, ci sono idee, ci sono festivals. Forse non quanti sarebbe possibile, ma ci sono. Certo si producono solo un certo numero di film buoni ogni anno ma è forse diverso in Francia o in Italia o perfino negli Usa?

È qualcosa che forse avviene solo in Francia in Europa e in Asia in India e in Cina.

Quale ruolo gioca lo Stato finanziariamente nel cinema russo?

Gioca un ruolo gigantesco. Tradizionalmente è così, il cinema russo è stato sempre sussidiato.

Certo lo Stato vorrebbe controllarci, indirizzare le nostre scelte ma noi proviamo a spiegare alle istituzioni che non ci deve controllare. Si tratta di un processo non facile e non concluso, ma posso dire che io in quanto regista prendo i soldi dallo Stato solo se resto libero. Se capissi che verrei pesantemente condizionato, li rifiuterei. E siamo in tanti tra i cineasti a pensarla così. Se guardiamo il cinema russo degli ultimi anni vediamo che ci sono alcuni film fortemente anti-establishement, film onesti. Film come Durak di Iurij Bykov solo per fare un esempio.

riuscì ad andare comunque sul primo canale in prime time.

Ho fatto anche un musical, Stliagi (“I modaioli”) in cui parlo di un fenomeno tutto russo, una moda giovanile in cui i protagonisti ascoltavano solo jazz americano, in particolare Charlie Parker, ma che dovevo proporre per un pubblico russo contemporaneo e per cui abbiamo dovuto giustamente lavorare su musiche e testi russi. Una sincronizzazione che presentava i suoi problemi ma che credo di essere riuscito a risolvere per il meglio.

Un frame di Bolshoj

Nel cinema internazionale chi le piace di più e chi ha avuto maggiore influenza sulla sua arte?

Sam Peckinpah. Era un cinema che allora era molto difficile vedere in Urss e forse per questo vi sono rimasto legato. Ho amato molto anche Bob Fosse e sin da allora iniziai a sognare di fare un musical.

Lei ama il format delle serie?

Sul set di Stiljagi

Gomorra ce ne siano poche.

Penso che questo tempo sia arrivato. Finora era difficile raccontare quel periodo perché i protagonisti non volevano parlarne, la gente voleva dimenticarlo e il business non voleva entrare in campo minato.

Qual è il suo prossimo film in uscita?

Si intitola Ipnosi e sarà nelle sale a partire da ottobre. È un thriller il cui protagonista sarà un adolescente che cade in ipnosi e inizia a frequentare degli ipnotizzatori. Non dico di più perché spero che la pellicola arrivi anche in Italia.