Yurii Colombo intervista Kirill Moshkow direttore di Jazz.ru

DI YURII COLOMBO

I grandi del jazz (2009) e Il jazz russo (2013). Ha fondato il Centro di Ricerca del Jazz e dal 2019 conduce un corso di Jazz e storia della musica popolare nel mondo presso l’accademia del jazz di Mosca.

Kirill possiamo dire che esiste un vero e proprio jazz russo?

è un grande limite, il jazz va visto. Molte particolarità le comprendi solo quando lo vedi suonare. Inoltre andava immaginato il contesto in cui il jazz poteva essere fruito: quando nel 1926 arrivarono i primi gruppi Usa in Russia, la gente andava a vedere sopratutto le ballerine nere svestite. L’odessita Leonid Utesov giocò un ruolo decisivo in questo contesto perché dal 1928, dopo essere stato a Parigi, iniziò a proporre del jazz che univa alla musica, ballo e ricreazione, un mix che rendeva la musica nera appetibile ai russi. In quanto ebreo egli sapeva fare musica non accademica visto che in Russia la sola musica “pop” era stata fino ad allora quella ebrea, oltre che quella zigana. Il primo jazz russo era soprattutto debole dal punto di vista del ritmo ma aveva delle sue peculiarità come per esempio nella cura degli arrangiamenti.

Quale ruolo ebbe lo stalinismo nel frenare lo sviluppo del jazz?

il jazz ottenne il via libero da parte del partito. Nel 1937, in pieno 2grande terrore”, si sviluppò la cosiddetta “discussione della carta stampata” in cui si confrontarono da una parte l’Izvestija – con una posizione apertamente reazionaria – secondo la quale il jazz come musica “straniera” andava proibito e la Pravda che al contrario riconosceva a questa musica un ruolo positivo. A un certo punto, in questa discussione, intervenne personalmente Stalin sostenendo che il “jazz non era questione di partito” e appoggiando di fatto la Pravda. I casi di repressione di jazzisti furono casuali e limitati. Il vero attacco al jazz, avvenne dopo il conflitto tra il 1948 e il 1954 quando nel quadro della guerra fredda fu messa tra parentesi tutto quello che era la cultura occidentale e nella musica in particolare tutto ciò che richiamava il surrealismo, la dodecafonia, l’atonalismo divenne tabù. Fu proprio Zdoanov nel quadro nel tentativo di creare dei canoni culturali sovietici a indicare nel jazz un nemico da combattere. Successivamente,nel quadro del disgelo chruševiano, il festival mondiale della gioventù che si tenne a Mosca nel 1957, aprì una nuova fase per il jazz in Urss: giunsero molti giovani da diverse parti del mondo che certo erano musicisti dilettanti, ma suonavano jazz moderno a cui i russi non erano abitati. Ci fu ovviamente anche l’epoca degli stiliagi, ma loro ascoltavano solo jazz americano, erano refrattari a quello russo.

ì al jazz russo di fare nel suo complesso un salto di qualità. Oggi il gruppo più da export in Russia è il LRK Trio: quando li senti capisci che si tratta di jazz russo. Poi naturalmente c’è Igor Butman che è un sassofonista celebre su scala mondiale. Egli ha lavorato a lungo negli Usa negli anni ’90 ed и colui che fa oggi di più per promuovere il jazz indigeno. E non va dimenticata la Moscow Jazz Orchestra, una big band spesso in tournée per il mondo e che ed stata più volte al vostro Umbria Jazz. La “Moscow” ha ormai un proprio ampio repertorio di puro jazz russo e ognuno dei suoi componenti è in grado di fare degli assoli di alto livello. Ma c’è anche un grande “conservatore conseguente e radicale” difensore del modern jazz del jazz russo che va assolutamente ascoltato, ovvero David Goloschkin che dirige la Jazz Filarmonica di San Pietroburgo. Egli è un polistrumentista di eccezione e grande violinista. Quando nel 1971 Duke Ellington in turnée in Urss suonò con lui, rimase impressionato delle sue capacità esecutorie: “Non emigrare in America – gli disse sornione – che non abbiamo voglia di finire disoccupati!”

I 10 album di jazz russo da non perdere di Kirill Moshkow

Various Artists. Anthology Of Soviet Jazz. Vol. 1 Melodiya, 2008

Various Artists. Jazz 67: The IV Moscow Festival Of Jazz Ensembles (Melodiya, 1967)

Sphinx (Melodiya, 1986 /Mobile Fidelity Sound Lab, 1986)

Live At The Village Gate ‎(Mobile Fidelity Sound Lab, 1989)

13. Selected Works (ArtBeat Music, 2012)

Igor Butman “Nostalgie” (Soyuz Records, 1997/Butman Music, 2009)

Andrei Kondakov, Igor Butman, Eddie Gomez, Lenny White Blues for 4 (Soyuz Records, 1996/Butman Music, 2011)

Alex Rostotsky Pictures At An Exhibition, Or Promenade With Mussorgsky (One Records, 2008)

LRK Trio If You Have A Dream (Losen Records, 2017)

Sasha Mashin Outhside the box (Rainy Days Records, 2018)

Alexey Kruglo /Jaak Sooäär Quartet Tchaikovsky (ArtBeat Music, 2020)