Francesco Misiano, il comunista calabrese che portò in Occidente la corazzata Potemkin






di Giuliano Vivaldi

originariamente pubblicato su https://www.jacobinmag.com/2021/01/francesco-misiano-italian-communist-party-pci-film

di Giuliano Vivaldi

Sfuggendo alla furia omicida degli arditi del poeta nazionalista Gabriele D’Annunzio, antesignani delle Camicie nere di Mussolini, Francesco Misiano fu fatto vuaggiare a velocità incredibile attraverso il favoloso paesaggio istriano. Come ricordò in seguito sua figlia Carolina, colei che lo salvò, la rivoluzionaria ungherese Margherita Bluch, osservò che questa sarebbe stata una scena perfetta per un film. Bluch aveva combattuto insieme a Misiano durante l’insurrezione spartachista a Berlino del 1919, ma non avrebbe potuto immaginare che il suo compagno di viaggio avrebbe poi avuto un ruolo importante nella storia del cinema mondiale. Perché Misiano fu colui che in valigia portò la Corazzata Potemkin in Occidente e divenne una delle stelle più luminose degli studi cinematografici più importanti dell’URSS.
Dei militanti che fondarono il Partito Comunista Italiano (PCI) nel gennaio 1921, pochi condussero una vita straordinaria come la sua. Eppure, a parte una biografia pubblicata in Italia nel 1972, i tentativi di mettere insieme i diversi fili della sua vita sono stati rari. Altri protagonisti della fondazione del PCI hanno lasciato un’eredità teorica importante (come nel caso di Antonio Gramsci e Amadeo Bordiga), o hanno lasciato la loro impronta nella storia italiana (come il leader dell’epoca bellica Palmiro Togliatti), o divennero nomi familiari tra i militanti comunisti; invece l’eredità di Misiano è piuttosto più complessa e non riducibile a un corpo di opere o a una singola riflessione teorica.
Per ironia della sorte, sembra che l’unico filmato di Misiano esistente sia quello che lo mostra seduto accanto alle superstar di Hollywood Douglas Fairbanks Jr e Mary Pickford durante il loro viaggio a Mosca, che egli stesso aveva organizzato. La carriera di Misiano nel cinema come figura di spicco della Mezhrabpom, della “Red Dream Factory” di Mosca e della compagnia cinematografica Spartacus di Berlino ha attirato l’attenzione anche in Italia. Anche la biografia di questa grande figura è ricca di momenti legati alla contemporaneità e quindi degna di essere riscoperta. Se c’è un filo conduttore nella storia di Misiano, è la centralità della solidarietà umana internazionale. In questo senso, la biografia del comunista italiano ci offre l’occasione per mettere in discussione molti dei miti dominanti sulla storia del Novecento.

Misiano socialista

Francesco Misiano nasce nel 1884 nel piccolo comune di Ardore in Calabria, nel sud Italia. Ben presto si trasferisce nella vicina Palizzi Marina, dove a sua madre era stata offerta una cattedra presso la scuola materna. Spedito a dieci anni a studiare nel collegio dei frati francescani di Assisi, poco più che ventenne inizia a lavorare nelle ferrovie italiane. Aderisce sia al Partito Socialista Italiano che ai sindacati napoletani, dove un movimento operaio di sinistra affondava profonde radici, essendo l’area partenopea allora trasformatasi in uno dei centri industriali maggiormente in crescita nel paese.
L’invasione italiana della Libia nel 1911 formò in Misiano, una visione della politica della classe operaia profondamente radicata in una prospettiva antimilitarista e internazionalista. Diventato presto una figura di spicco nel movimento napoletano, Misiano riteneva che la classe operaia potesse essere unita sotto la bandiera della lotta antimilitarista, trattandosi di un problema particolarmente urgente con l’esplosione della prima guerra mondiale.
Particolarmente significativo fu il suo coinvolgimento nella “Settimana Rossa” di Napoli all’inizio dell’estate 1914 – un’insurrezione popolare nazionale, in reazione a un massacro della polizia di alcuni manifestanti antimilitaristi ad Ancona.

Per questo sia lui che Bordiga furono licenziati dai loro posti di lavoro per il loro attivo lavoro di propaganda tra i ferrovieri perché aderissero allo sciopero generale a Napoli.
Misiano intendeva fare agitazione contro la guerra tra le file dell’esercito. Ma il comando militare essendo cosciente delle sue capacità oratorie e di agitazione si rese conto che sarebbe stato più una minaccia all’interno dell’esercito che fuori.
Inviato dal suo sindacato a Torino, Misiano divenne sempre più attivo nel resistere al coinvolgimento dell’Italia nel conflitto europeo, assumendo un ruolo sempre più significativo negli incontri e nell’agitazione antimilitarista. Per questo fu arrestato, incarcerato e persino all’internato in un ospedale psichiatrico e infine obbligato ad arruolarsi.
Misiano intendeva fare agitazione contro la guerra nell’esercito, ma il comando militare, consapevole delle sue capacità oratorie e di agitazione si rese conto che sarebbe stato più una minaccia all’interno dell’esercito che fuori. Cercò allora la possibilità di allontanarlo, accusandolo di “diserzione” quando fece visita ai suoi parenti prima di tornare nella sua caserma. Di fronte a un tribunale militare che avrebbe potuto decretarne la condanna a morte, decise quindi di attraversare il confine con la neutrale Svizzera.
A Zurigo, Misiano lavorò come giornalista e divenne direttore del quotidiano socialista
L’Avvenire dei Lavoratori. Qui sostenne con forza la posizione internazionalista contro la guerra della Conferenza di Zimmerwald. Ciò implicò un peggioramento delle sue relazioni con i socialisti riformisti, che assunsero la posizione neutrale di “né aderire né sabotare” nei confronti dello sforzo bellico italiano. E infine chiese l’espulsione di coloro che non erano disposti a sostenere una chiara opposizione alla guerra.
A Zurigo ospitò esuli contro la guerra provenienti da tutto il continente e si incontrò figure che avrebbero avuto un ruolo importante nei movimenti rivoluzionari del dopoguerra. Le sue relazioni con Vladimir Lenin furono piuttosto fugaci, anche se nel marzo 1917
L’Avvenire dei Lavoratori pubblicò la “Lettera d’addio agli operai svizzeri” di Lenin. In seguito ricordò di aver osservato il leader rivoluzionario russo ordinare cibo proletario in una casa del popolo svizzera.
Un altro conoscente zurighese fu Willi Münzenberg che sarebbe diventato uno dei suoi più stretti collaboratori negli anni del dopoguerra. Misiano fu coinvolto anche in un’associazione di apolidi. Tuttavia nel 1918 la sua presenza in Svizzera era diventata precaria e fu arrestato insieme a un amico anarchico della sua infanzia calabrese, Bruno Misefari.
Misiano fu presto rilasciato, ma alla fine di quell’anno si rese conto che il suo tempo in Svizzera era giunto al termine. Cercò di recarsi in Russia e di dirigere un giornale per gli italiani che si trovavano lì al tempo della Rivoluzione d’Ottobre. Ma lgrado ciò gli eventi in Germania fecero sì che la sua vita prendesse presto una piega diversa.

Sotto tiro


Partito dalla Svizzera per Mosca, Misiano fece tappa in Germania. Lì, si trovò nel bel mezzo di una situazione rivoluzionaria, con la rivolta spartachista guidata dai comunisti, già in corso.
Giunto a Berlino all’inizio del gennaio 1919, si diresse subito alla Wilhelmstrasse 114, agli uffici di Rote Fahne, dove trovò Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg. Su questo giornale apparvero una serie di suoi articoli, scritti in francese e tradotti da Luxemburg e Liebknecht. Luxemburg lo ha portò anche a tenere un discorso a una manifestazione, che ella stessa tradusse per i manifestanti. Il suo discorso che occupò gran parte della prima pagina della
Rote Fahne del 4 gennaio 1919, si intitolava “Prospettive per una rivoluzione italiana”.
In seguito Misiano vebbe a trovarsi nel bel mezzo della rivolta di Berlino. Il secondo giorno, si trovò assieme a un gruppo di italiani e gente di altre nazionalità ad occupare la redazione del
Vorwärts, l’organo del Partito socialdemocratico (SPD) ora in guerra con Liebknecht, Luxemburg e compagni. I militanti che occupavano l’ufficio dovettero affrontare i proiettili e i cannoni degli Junker; Misiano se la cavò con due buchi nel suo colbacco, mentre un altro proiettile gli lacerò il soprabito. Il suo gruppo alla fine fu costretto ad arrendersi, subendo brutalità e umiliazioni (a un certo punto, i suoi rapitori, credendo che fosse russo, pensarono anche di fucilarlo sul posto). Alla fine fu condannato a dieci mesi di reclusione a Berlino.
Una campagna di solidarietà fu organizzata dai socialisti italiani, in cui il suo vecchio compagno di Napoli Bordiga ebbe un ruolo importante. Anche se Bordiga e Misiano avevano differenze tattiche tra loro, avevano una posizione simile sulla necessità di mantenere l’unità della classe operaia e di allontanare i riformisti dal Partito Socialista. Nel novembre 1919, Misiano tornò in Italia portando una lettera di Lenin sulla lotta all’interno del movimento socialista.
Quando Misiano tornò in Italia, era già stato eletto in parlamento, per le circoscrizioni di Napoli e Torino. Tutto ciò evidenziava la sua popolarità nel movimento operaio, grazie il suo sostegno intransigente alle lotte operaie, alla sua volontà di combattere in una rivolta rivoluzionaria e la sua denuncia internazionalista della guerra. Eppure questi elementi lo resero odioso a molti. L’autrice calabrese Maria La Cava, che a un certo punto scrisse a Leonardo Sciascia di un progetto per scrivere un romanzo sulla vita di Misiano, parlò della “persecuzione di Francesco Misiano”, in cui colse un orgoglio borghese impazzito per la vittoria nazionale sull’Austria e faceva di Misiano il capro espiatorio, proprio per la sua estrema integrità umana di rivoluzionario.
Gli anni 1920-21 furono anche gli anni di un feroce attacco mediatico, di violenze in parlamento e persecuzioni legali contro Misiano, combinate con aggressioni fisiche da parte dei fascisti in ogni città. Anche alcuni colleghi parlamentari socialisti rifiutarono di mostrargli la minima solidarietà. Il 13 giugno 1921, quando ormai i comunisti si erano separati dal Partito Socialista, fu oggetto di un’orrenda aggressione fisica da parte di parlamentari fascisti e nazionalisti che lo espulsero dalla Camera. Fu ulteriormente aggredito, rasato e vilipeso da squadristi fascisti per le strade di Roma. L’indifferenza dei liberali e dei parlamentari all’assalto di Misiano era il segno che il fascismo era ormai profondamente radicato che nell’omicidio del 1924 del deputato socialista riformista Giacomo Matteotti sarà un momento chiave per il consolidamento del regime fascista – aveva avuto la sua prova generale.
Misiano era già stato messo all’indice a causa della sua posizione contro la guerra. Nel 1920 il poeta nazionalista D’Annunzio aveva dato l’ordine di dare la caccia al “disertore miserabile” venuto a Fiume (oggetto delle sue stesse voglie neocoloniali) per fare agitazione contro l’oscena avventura militare di D’Annunzio nella città al confine jugoslavo… Pretendendo che i suoi uomini punissero Misiano subito dopo averlo arrestato, D’Annunzio si dichiarò pronto ad assumersi la responsabilità e “l’onore” di qualsiasi atto punitivo. Solo all’ultimo momento Misiano fu salvato da una spedizione che avrebbe potuto facilmente provocare la sua morte. Gli attacchi fisici però erano continuati. Ma fu alla fine il parlamento stesso cacciò Misiano dall’Italia, votando l’annullamento della sua elezione e revocando il suo seggio di parlamentare dopo essere stato condannato per diserzione.


Solidarietà proletaria, cinema proletario

Date reali minacce alla sua sicurezza fisica e alla sua libertà personale, Misiano lasciò l’Italia il 15 dicembre 1921. Trascorse il restante decennio e mezzo della sua vita a Mosca. Fino all’inizio degli anni ’30, visitò regolarmente Berlino e viaggiò in tutta Europa al fine di giungere a costituire un’organizzazione, la International Workers’ Relief (IWR, conosciuta come Mezhrabpom in russo) – fondata nel 1921 per costruire solidarietà internazionale e soccorso per le vittime della carestia in Russia regione del Volga. Essa fu sia un organo di solidarietà dei lavoratori di tutto il mondo e fu coinvolta in molteplici attività culturali, di informazione ed economiche.
Sebbene il ruolo di Misiano nel cinema e nelle tendenze culturali sovietiche sia stato fondamentale, sarebbe sbagliato ignorare il fatto che egli restò ancora comunque in contatto con i suoi compagni italiani impegnati nella lotta politica.
La poliforme storia di IWR deve ancora essere scritta. Oltre ad essere istericamente denunciato dagli anticomunisti come progettato per attirare sfortunati “utili idioti” al servizio degli interessi sovietici, l’IWR è stata però anche a lungo censurata dai resoconti sovietici. Ciò si deve soprattutto all’indipendenza del suo protagonista Münzenberg – noto a Misiano già ai tempi della Svizzera – che mise sempre al primo posto i principi dell’antifascismo e dell’anticolonialismo anche quando contrastavano con le esigenze della realpolitik sovietica degli anni Trenta.
La vita di Münzenberg è stata a lungo oggetto di particolare interesse tra gli storici, ma troppo spesso le loro letture sono state alimentate dai paradigmi della Guerra Fredda e da un’evidente antipatia ideologica per il loro oggetto di studio. Questo approccio a Münzenberg ha spesso relegato ai margini anche Misiano nella storia di questa organizzazione.
Misiano è stato “resuscitato” dall’oblio storico negli ultimi anni principalmente in relazione al suo ruolo e alla sua posizione nello studio cinematografico Mezhrabpom (inizialmente noto come Mezhrabpom-Rus’) come amministratore, produttore e cofondatore dello stesso. Sono infatti infinite le vicende cinematografiche legate al suo nome, dal suo invito a Mosca di Mary Pickford e Douglas Fairbanks, al suo ruolo nel portare a Berlino il film
La Corazzata Potemkin (un libro recente su di lui si intitola Il pacifista che portava in valigia la corazzata Potemkin), la sua amicizia con Vsevolod Pudovkin (la cui fama un tempo rivaleggiava con quella di Sergey Eisenstein) e il ruolo avuto nel finanziamento di Aelita, uno dei più grandi film di fantascienza nella storia del cinema.

Misiano ebbe anche un ruolo importante nella Prometheus Film in Germania, inizialmente fondata per distribuire film sovietici e poi diventata essa stessa una importante produttrice cinematografica. Infatti, è grazie a Misiano (insieme a Münzenberg) che emerse il genere cinematografico Proletarischer. Una quota significativa di film tedeschi prodotti dal movimento operaio dalla metà degli anni ’20 al 1932 ha lasciato una traccia nella storia del cinema , sia nelle vesti di Slatan Dudow e Kuhle Wampe di Bertolt Brecht sia nelle opere di Phil Jutzi e Werner Hochbaum.
Con l’ascesa di Hitler in Germania, Misiano e Münzenberg invitarono molte importanti figure culturali tedesche a lavorare a Mezhrabpom in URSS, tra cui Erwin Piscator, che insieme a Brecht fu una grande figura del teatro epico. Tuttavia, data l’importanza fondamentale di Berlino per le operazioni di Mezhrabpom e il crescente clima di sospetto in URSS, negli anni ’30 il futuro dello studio divenne sempre più incerto. Come molte delle altre istituzioni emerse durante il periodo della Nuova Politica Economica (NEP), era destinato alla chiusura .
Sebbene il ruolo di Misiano nel cinema e nelle tendenze culturali sovietiche sia stato fondamentale, sarebbe sbagliato ignorare il fatto che egli era ancora in contatto attivo con i suoi compagni italiani impegnati nella lotta politica. Queste relazioni furono a volte tese date le apparenti differenze di prospettiva o all’incomprensione,del suo nuovo ruolo nell’URSS. Allo stesso tempo all’inizio degli anni ’20, Misiano aveva criticato la negligenza del PCI nei confronti degli emigrati politici e la sua relativa indifferenza all’organizzazione e al sostegno dei rifugiati politici. Ci fuorno anche divergenze sulla lotta antifascista e sulla necessità di cercare alleanze per portarla avanti nel modo più efficace, una preoccupazione che restava al centro dell’attenzione di Misiano. La formazione nel 1927 di un Comitato Internazionale per lo Studio del Fascismo e la pubblicazione della rivista Faschismus (che diresse con lo pseudonimo di “Martini”) furono compiti di cui Misiano si occupò con dedizione.
Nello stesso anno, la Lega contro l’imperialismo fondata da Münzenberg e Virendranath Chattopadhyaya (Chatto) tenne il suo primo incontro a Bruxelles. Misiano fu presente a questo e al successivo convegno e vi prese parte attiva. Sebbene questo organismo, in retrospettiva, abbia avuto alcuni aspetti eurocentrici, è stato anche il primo tentativo di creare un movimento anticoloniale globale e fu un ulteriore contributo significativo all’internazionalismo profondamente sentito di Misiano.

La morte


Nell’ultimo anno di vita di Misiano, mentre il terrore stalinista invadente minacciava di colpirlo, chiese di essere inviato in Etiopia per condurre un’agitazione antifascista contro gli occupanti coloniali italiani, che avevano invaso quel paese nel 1935. Questo fece eco al suo viaggio del 1920 a Fiume contro l’avventuriero nazionalista D’Annunzio. Fu anche foriero del viaggio compiuto dai “Tre Apostoli” dei comunisti italiani – Ilio Barontini, Domenico Rolla e Anton Ukmar – per sostenere la resistenza militare al colonialismo italiano in Etiopia.
Questi ultimi anni videro declinare il ruolo di Misiano a Mosca e molti sospetti caddero, via via, su di lui.

Già nel 1930 due esponenti della gerarchia del PCI lo avevano attaccato ferocemente per la sua estraneità dal Partito e per la presunta posizione “piccolo borghese”. Ci sono documenti d’archivio del resto che egli faceva critiche pubbliche al clima di intolleranza regnante e alla brutale espulsione dei seguaci di Bordiga dal partito.
Misiano fu allontanato dai suoi incarichi nel 1935. La sua presenza a una festa insieme ai sospetti arrestati dopo l’assassinio di Sergey Kirov suggerisce che anche lui sarebbe stato quasi certamente tra le vittime del Grande Terrore, se non fosse morto in un sanatorio di Crimea nell’agosto 1936. Un altro comunista italiano vittima del terrore stalinista, Emilio Guarnaschelli – già in carcere e destinato a essere giustiziato due anni dopo si dilungò dalla prigionia in attestati di stima per Misiano.
Molti provavano un rispetto simile. Come ha scritto uno studioso di cinema, Alexander Schwarz: “Dalla documentazione ritrovata negli archivi emerge l’immagine di una persona umana, riflessiva, leale, soprattutto coscienziosa e consapevole delle proprie responsabilità mentre erano pochi i pochi lati oscuri del suo carattere”. Francesco Misiano è stato “un precursore dello spirito della solidarietà internazionale e di collaborazione creativa oltre ogni confine”.

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