Rosa e la rivoluzione russa

di Yurii Colombo

(Rosa Luxemburg, “La tragedia russa”).

Quando si parla del rapporto di Rosa Luxemburg con il movimento socialista russo spesso si fa riferimento al suo saggio polemico con la corrente bolscevica de I problemi di organizzazione della socialdemocrazia russa del 1905 o a La rivoluzione russa del 1918 pubblicato postumo da Paul Levi nel 1922.

La questione polacca

Nel 1897, quando la giovane rivoluzionaria scrive queste righe non può certo prevedere tutti gli andirivieni della storia europea e del movimento operaio dei successivi decenni ma il processo sociopolitico di fondo viene delineato nei suoi tratti essenziali.

La questione polacca e il movimento socialista datato 1905, mentre nel secondo La questione nazionale viene presentato a puntate tra il 1908 e il 1909 sulla rivista marxista di Cracovia Przeglad socialdemokratyczny.

Indipendenza o autonomia nazionale?

Anche la classe operaia polacca, secondo Rosa Luxemburg, non era interessata alla separazione della Polonia dalla Russia, poiché vedeva a Mosca e Pietrogrado gli alleati di Varsavia e Lodz. Ciò significava che i rivoluzionari dovevano essere indifferenti alla questione nazionale? Assolutamente no!

Estranea a qualsiasi culto del diritto alla formazione di qualsivoglia entità nazionale Rosa, polemizzando con i socialdemocratici russi richiama il carattere anti-ideologico del marxismo.

direttamente politico dei movimenti degli scioperi in Russia si deve presumere non fosse noto, o sottovalutato, dalla rivoluzionaria polacca.

La seconda condizione può essere evidentemente realizzata in

(p. 140) pensa che il rivoluzionario socialdemocratico non sia altro

organizzazione di partito.

Rosa si ravvede

Tuttavia, allo scoccare della rivoluzione russa del 1905 Rosa Luxemburg è pronta a riconoscerne il carattere inedito e radicale e riarticolare la sua posizione. Il 28 gennaio sono passati solo 6 giorni dalla “domenica di sangue” di Pietroburgo” che Rosa scrive un lungo articolo in cui coglie con la sensibilità che solo un rivoluzionario può avere la magnitudo degli avvenimenti e li mettere insieme da marxista non dogmatica, cogliendo per intero il valore del movimento degli scioperi e la formazione dei soviet come elementi che mettono in soffitta – seppur dialetticamente – le tesi polemiche antibakuniniane di Marx e di Engels.

La sua posizione sulle forze motrici del processo rivoluzionario in Russia sono più simili a quelle spumeggianti espresse in Bilanci e prospettive da Trotsky dove prende forma la teoria della rivoluzione permanente che a quelle rigide espresse di Lenin de Le due tattiche della socialdemocrazia .

La rivoluzione russa come rivoluzione in permanenza

Il ruolo del proletariato internazionale

Lo studioso marxista argentino Daneil Gaido ricostruendo la genesi della teoria della rivoluzione in permanenza ha affermato in modo convincente che “quasi in tutti gli scritti di Rosa Luxemburg tra

Secondo intermezzo: il legame tra rivoluzione polacca e rivoluzione russa

E sferza la “destra dei partito” ricordandole che non si entra in campo nella battaglia rivoluzionaria solo se la vittoria è garantita in anticipo, cosa che del resto non avviene praticamente mai.

Le tragedie e le rivoluzioni russe

La nostra rassegna ovviamente non si può non concludere con alcuni stralci da La rivoluzione russa, il saggio più denso di rimandi in relazione poi al percorso accidentato che ebbe la rivoluzione internazionale e soprattutto del suo irreparabile scivolamento verso la burocratizzazione prima e lo stalinismo poi. In questo senso le considerazioni della dirigente socialista restano di stringente attualità e si proiettano nelle rivoluzioni di domani.

La rivoluzione russa è l’evento più notevole della guerra mondiale. Il suo scoppio, il suo radicalismo senza precedenti, il suo effetto duraturo, smentiscono nel migliore dei modi le frasi con cui la socialdemocrazia tedesca ufficiale, con grande zelo, ha sulle prime ammantato ideologicamente la campagna di conquiste dell’imperialismo tedesco: le frasi della missione delle baionette tedesche che dovevano abbattere lo zarismo e liberare i popoli da esso oppressi.

Qui Rosa dimostra di non avere, e di non di non sopportare, ogni principio democraticistico nel farsi di processi complessi e radicali per loro stessa natura come una rivoluzione. Questo però non le impedisce di criticare aspramente lo stato maggiore della rivoluzione.

Contro il “terrore rosso”

Indubbiamente, ogni istituzione democratica ha i suoi limiti ed i suoi difetti, ciò che, del resto, è comune ad ogni istituzione umana. Ma, il rimedio inventato da Lenin e Trotsky, cioè la soppressione della democrazia in generale, è peggiore del male che è ragionevole guarire: tale rimedio soffoca, infatti, la fonte viva dalla quale solamente possono scaturire le correzioni a tutte le insufficienze congenite delle istituzioni sociali: la vita politica attiva, senza intralci, energica, delle più larghe masse della nazione.

Tuttavia, malgrado la nettezza della condanna dei metodi del “terrore rosso”, la sua solidarietà con la rivoluzione resta senza tentennamenti e si proietta nel futuro.

Col loro atteggiamento risolutamente rivoluzionario, l’esemplare forza d’azione e l’inviolabile fedeltà al socialismo internazionale, essi hanno fatto l’inverosimile in condizioni difficili. Il pericolo comincia nel momento in cui, facendo di necessità virtù, cristallizzano in nuova teoria la tattica alla quale li hanno costretti queste fatali condizioni e vogliono raccomandarla quale esempio al proletariato internazionale come il modello di tattica socialista da imitare.