Elezioni in Russia il 19 settembre: vi anticipiamo come andranno a finire…






Il 1 settembre puntuale come il ritorno dei bambini a scuola in Russia, il presidente russo Vladimir Putin ha firmato i decreti su un pagamento in contanti una tantum di 15.000 rubli (circa 180 euro) ai militari, ai pensionati e al personale delle forze dell’ordine. Si tratta di un bonus ad hoc che lo Stato da a ogni tornata elettotale per invogliare gli elettori ad andare ai seggi. La cifra non è così magra come si potrebbe pensare un cittadino occidentale visto che 15 mila rubli è l’assegno medio che si riceve una volta finito di lavorare in Russia. Non che questo aiuterà molto vista la greve indifferenza di buona parte dei russi per la politica ma “l’aiutino” è di prammatica e quindi se fosse mancato avrebbe lasciato molto ancora con di più l’amaro in bocca. Il paese dopo le grandi manifestazioni pro-Navalny dell’inverno scorso e la susseguente, dura, repressione è caduto in uno stato di torpore. L’economia ha rimbalzato dopo le cadute del Pil dovute a covid-19 ma i redditi hanno continuato a stagnare.

Per portare la gente al voto che durerò ben tre giorni e sarà anche elettronico in alcune realtà Mosca compresa, le si sta pensando un po’ tutte. Per esempio un concorso in cui sono previsti, per chi voterà ovviamente, ben 250 mila premi tra cui anche 100 automobili e 20 appartamenti.

La pubblicità dice: Vota online e vinci! 20 appartamenti, 100 automobili

L’iniziativa è sponsorizzata da quasi tutte le grandi aziende del paese, a dimostrazione che si intende mostrare partecipazione allo sforzo del potere di interessare la gente al voto. Davvero difficile visto che a nessuno piace andare a vedere un film in cui ti hanno già spoilerato il finale: maggioranza assoluta dei seggi al partito di Putin “Russia Unita” e una manciata di seggi per gli altri tre partiti già presenti alla Duma a far da contorno alla democrazia made in Russia.

Qualche candidato liberale “area Navalny” si presenta pure nei collegi uninominali e fanno persino campagna per le strade, ma senza alcuna speranza reale di essere eletti. Il sistema con cui si organizza la partecipazione al voto in Russia (per esempio anche sui posti di lavoro) è troppo rigida per poter essere messa in discussione, almeno per ora. L’Ocse ha ritenuto perfino inutile mandare gli osservatori e il finale è scontato se non per i dettagli.

I dettagli sono materia dei politologi e tra i lettori di Matrioska qualcuno ne abbiamo e quindi lo accontentiamo. I sondaggi delle ultime settimane danno per esempio in crescita il Partito Comunista che potrebbe passare dall’attuale 13,5% al 16%. Sarebbe un avanzamento da rimandare alla sua netta opposizione all’aumento dell’età pensionabile decretata nel 2018. Tuttavia il miglioramente avverrebbe sostanzialmente a detrimento del Partito Liberaldemocratico del reazionario Vladimir Zinrinovsky che si attesterebbe intorno al 9%. Intorno al 7% invece “Russia giusta” membro piuttosto immeritato dell’Internazionale socialista, visto che è l’unico partito russo favorevole alla fine moratoria sulla pena di morte. Al 30% Russia unita che a ridosso del voto potrà crescere ancora di qualche punto grazie alla mobilitazione dell’apparato amministrativo. Gli altri 11 partiti si divideranno infine un 15% dei suffragi che non permetterà a nessuno di entrare alla Duma.

Le grafiche della campagna per recarsi  al voto della Commissione centrale elettorale è identica a quella di Russia  Unita. E anche nello slogan: “Scegliamo insieme” e “Insieme con Russia  unita”

E’ veramente difficile pensare oggi che il sistema putiniano possa essere messo in discussione dal voto, rituale più ancora più stanco di quello occidentale. Anche se l’ansia con cui malgrado gli 800 morti giornalieri per il coronavirus il regime ha chiamato la gente alle urne segnala un’ansiosa necessità di legittimazione.

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