La coalizione dei socialisti russi contro la guerra incontra Melanchon






I politici russi di sinistra – Andrej Rudoy, Liza Smirnova e Alexej Sakhnin – hanno partecipato ieri a Parigi a una conferenza stampa congiunta con Jean-Luc Melanchon, leader del più grande partito di opposizione francese, France Insoumise

Hanno raccontato come e perché sono stati costretti a lasciare la Russia e cosa intendono fare in Francia.

“La guerra è stata l’esito naturale e catastrofico dello sviluppo del capitalismo neoliberale – ha detto AlexeijSakhnin -. Ha riassunto le contraddizioni che si erano accumulate per decenni. E l’ha riassunto con il sangue. Il regime di Putin non è una deviazione casuale dalla norma. È lo stadio finale dello sviluppo di una società di disuguaglianza, atomizzazione e onnipotenza dell’oligarchia. La Russia è giunta a un capolinea, alla quale seguirà o un crollo completo o una profonda trasformazione rivoluzionaria. Ma il nostro Paese non può cambiare da solo. Il cambiamento deve essere globale. E questa è una delle principali sfide che dobbiamo affrontare. La nostra responsabilità nei confronti della nostra patria e del mondo è quella di creare un polo popolare globale che si opponga all’imperialismo su tutti i fronti. Il nostro compito è infatti quello di creare una nuova Internazionale, un partito mondiale della classe operaia, della maggioranza dei lavoratori. Né più né meno. Di questo abbiamo parlato con Jean-Luc, che oggi guida la più forte forza di sinistra anticapitalista del continente europeo”.

Lisa Smirnova ha parlato del lavoro della coalizione socialista contro la guerra in Russia, che comprende nove organizzazioni comuniste e socialiste. “Molti media occidentali sono in completo d’accordo con la propaganda russa nel descrivere la reazione della società russa alla guerra: ripetono che il popolo russo è unito nel sostenere il tritacarne di Putin. È un’assurdità assoluta. Nel Paese ci sono milioni di persone che si oppongono alla guerra e ogni giorno sono sempre di più. Ma ci vuole un grande coraggio per chiamare una guerra con il suo nome ed ad alta voce e opporsi ad essa. Dopotutto, le autorità hanno trasformato il Paese in un enorme campo di concentramento: la gente ha paura di parlare, persino nei trasporti pubblici. E la cosa più importante è che la guerra è osteggiata non tanto dalla classe media privilegiata, quanto dalla maggioranza povera. Anche la sociologia ufficiale mostra che i lavoratori, i giovani e i poveri in buona parte si oppongono questa avventura rispetto alle persone con un reddito più elevato. Il problema è che milioni di russi non sono organizzati. Non hanno voce nella società. Per anni sono stati schiacciati tra il Cremlino e l’opposizione liberale. Ed entrambe queste macchine politiche li hanno spaventati allo stesso modo. Solo i cittadini possono cambiare la Russia in meglio, dall’interno. Ma per questo hanno bisogno di organizzarsi, di un programma coerente di forze veramente democratiche e popolari. Creare una piattaforma di questo tipo all’interno del Paese è ormai impossibile: la dittatura perseguita qualsiasi espressione pubblica. Ce ne siamo andati per diventare la voce dell’uomo comune in patria”.

Andrej Rudoy ha subito una perquisizione da parte dal Comitato investigativo proprio perché nel suo canale Youtube aveva criticato la guerra e i suoi principali organizzatori. “La mia tregua è chiaramente finita”, ha scherzato tristemente. Si + presentato un bivio: rimanere nel suo Paese e unirsi alla schiera dei prigionieri politici, oppure partire.

“Ho deciso di partire, non solo per paura della prigione, anche se nessuna persona sana vuole stare nei campi russi. Ma insieme a me avrebbe chiuso il canale “Herald of the Storm2, che ora conta 300.000 abbonati. È uno dei pochi media comunisti e internazionalisti. Ogni fazione della borghesia ha i suoi media e sono impegnati in una lotta per il potere. Lo si può vedere a occhio nudo: i troll di Prizhinskij attaccano i generali e personalmente Shoigu; i turbopatrioti maledicono i liberali del sistema; anche l’opposizione liberale ha ancora dei media forti. La classe operaia, invece, non ha quasi nulla. È responsabilità dei comunisti crearli e svilupparli subito. E noi sappiamo come deve essere fatto.

Manifesto della Coalizione dei Socialisti contro la Guerra

Questo governo ha mantenuto le promesse di pace e stabilità e alla fine ha portato il Paese alla guerra e al disastro economico.

Come ogni altra guerra della storia, anche quella attuale divide tutti in due partiti: favorevoli e contrari. La propaganda del Cremlino cerca di convincerci che l’intera nazione si è stretta attorno al governo. E sono i patetici rinnegati, i liberali filo-occidentali e i mercenari di un nemico esterno a combattere per la pace. Si tratta di una menzogna assolutamente insostenibile.  La maggioranza dei russi non vuole una guerra fratricida, anche tra coloro che hanno ancora fiducia nel governo russo. Chiudono gli occhi come meglio possono per non vedere come il mondo dipinto dai propagandisti stia crollando. Sperano ancora che quella in corso non sia una guerra, tanto meno aggressiva, ma una “operazione speciale” volta a “liberare” il popolo ucraino. I terribili filmati di bombardamentibrutali sulle città distruggono questi miti. E presto anche i più fedeli elettori di Putin diranno: non vi abbiamo dato il consenso a questa guerra ingiusta!

Ma già decine di milioni di persone in tutto il Paese sono inorridite e disgustate da ciò che l’amministrazione Putin sta facendo. Si tratta di persone di diverse convinzioni. La maggior parte di loro non è affatto liberale, come dice la propaganda. Tra loro ci sono molte persone di sinistra, socialiste o comuniste. E naturalmente queste persone – la maggior parte del nostro popolo – sono sinceri patrioti.

Ci viene mentito che gli oppositori di questa guerra sono ipocriti. Che non sono contro la guerra, ma solo a sostegno dell’Occidente. Questa è una bugia. Non siamo mai stati sostenitori degli Stati Uniti e delle loro politiche imperialiste. Quando le truppe ucraine hanno bombardato Donetsk e Luhansk, non siamo rimasti in silenzio. E non staremo in silenzio nemmeno ora, quando Kharkiv, Kiev e Odessa vengono bombardate per ordine di Putin e della sua camarilla.

Ci sono tanti motivi per lottare contro la guerra. Per noi sostenitori della giustizia sociale, dell’uguaglianza e della libertà, alcuni di essi sono particolarmente importanti.

– Questa è una guerra ingiusta e d’invasione. Non esisteva e non esiste nessuna minaccia per lo Stato russo, per la quale fosse necessario inviare i nostri soldati a uccidere e morire: non stanno “liberando” nessuno. Non stanno aiutando nessun movimento popolare. Solo un esercito regolare che fa a pezzi pacifiche città ucraine per volere di una manciata di miliardari che sognano di mantenere la loro presa sulla Russia per l’eternità.

– Questa guerra porta a disastri incalcolabili per i nostri popoli. Sia gli ucraini che i russi la stanno pagando cara con il loro sangue. Ma anche nelle retrovie la povertà, l’inflazione, la disoccupazione colpiranno tutti. Non saranno gli oligarchi e i burocrati a pagare il conto, ma i poveri insegnanti, lavoratori, pensionati e disoccupati. Molti di noi non avranno nulla da dare da mangiare ai propri figli.

– Questa guerra trasformerà l’Ucraina in rovine e la Russia in una grande prigione. I media dell’opposizione sono già stati chiusi. Le persone vengono messe dietro le sbarre per volantini, picchetti innocui, persino per i post sui social network. Presto ai russi resterà una sola scelta: tra la prigione e l’ arruolamento militare. La guerra porta con sé una dittatura che le attuali generazioni non hanno mai visto prima.

– Questa guerra moltiplica tutti i rischi e le minacce per il nostro Paese. Anche gli ucraini che una settimana fa simpatizzavano per la Russia ora si arruolano nella milizia per combattere le nostre truppe. Con la sua aggressione, Putin ha annullato tutti i crimini dei nazionalisti ucraini, tutti gli intrighi dei falchi americani e della NATO. Putin ha fornito loro argomenti tali che quasi certamente ci saranno nuovi missili e basi militari sul perimetro dei nostri confini.

– Infine, lottare per la pace è un dovere patriottico di ogni russo. Non solo perché siamo i custodi della memoria della peggiore guerra della storia. Ma anche perché questa guerra minaccia l’integrità e l’esistenza stessa della Russia.

Putin sta cercando di legare il proprio destino con quello del nostro Paese. Se ci riuscirà, la sua inevitabile sconfitta sarà la sconfitta dell’intera nazione. E allora potremmo davvero trovarci di fronte al destino della Germania del dopoguerra: occupazione, divisione territoriale, culto della colpa collettiva.

C’è solo un modo per prevenire queste catastrofi. Noi stessi, uomini e donne della Russia, dobbiamo fermare la guerra. Questo Paese appartiene a noi, non a una manciata di vecchi sconvolti con ville e yacht. È ora di riprenderselo. I nostri nemici non sono a Kiev e Odessa, ma a Mosca. È ora di buttarli fuori. La Russia non è la guerra. La guerra è Putin e il suo regime. Ecco perché noi, socialisti e comunisti russi, siamo contrari a questa guerra criminale. Vogliamo fermarlo per salvare la Russia.

No all’intervento!

No alla dittatura!

No alla povertà!

Coalizione “Socialisti contro la guerra”.

Per continuare a fare questo lavoro abbiamo bisogno del vostro sostegno, anche piccolo.


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