L’Azerbaigian consolida la vittoria in Nagorno-Karabakh






DI YURII COLOMBO
Il meeting tenutosi al Cremlino l’11 gennaio, in cui il presidente russo Vladimir Putin ha incontrato il presidente dell’Azerbaigian e il primo ministro dell’Armenia ha rappresentato un passo ulteriore per consolidare per la parte azera la vittoria militare ottenuta nel Nagorno-Karabakh in autunno e sancita dagli accordi di pace firmata il 9 novembre. L’incontro ha rappresentato un indubbio successo anche per la Russia laddove Vladimir Putin riesce a confermarsi l’uomo della provvidenza e del dialogo tra i due paesi ex-sovietici. Manda giù invece invece un altro boccone amaro il primo ministro armeno Nikol Pashinyan costretto dopo quattro ore di colloqui a firmare una dichiarazione comune non prevista all’inizio dei colloqui. Per la cronaca l’incontro si è tenuto senza mascherine e Putin ha perfino disinvoltamente abbracciato i due leader caucasici davanti alle telecamere.
Ilham Aliyev, aveva chiaro in testa cosa intendeva portare a casa dall’incontro è ci è agevolmente riuscito, mentre Pasinyan è apparso ancora incerto e probabilmente schiacciato psicologicamente dalle manifestazioni dell’opposizione contro la “capitolazione” che continuano senza sosta a Erevan. A parte le chiacchiere di prammatica sull’importanza della pace e della distensione nella regione in cui Alyev si è dilungato senza trovare punti di convergenza con il premier armeno (“Sfortunatamente, questo conflitto non è stato ancora risolto. Ci sono ancora molte questioni che devono essere risolte. Uno di questi problemi è lo status Nagorno-Karabakh” ha provato a buttare lì Pashinyan) Mosca e Baku, sono apparse sin da subito unite nel voler giungere alla firma di una dichiarazione per sbloccare le comunicazioni di trasporto tra Armenia e Azerbaigian. Cosa ciò significhi concretamente lo spiegato il presidente azero: “La dichiarazione mira a creare una situazione completamente nuova nella nostra regione, sbloccando le comunicazioni di trasporto. Questo è di grande importanza per noi, perché in questo modo, dopo più di 30 anni, l’Azerbaigian avrà un collegamento con la Repubblica Autonoma di Nakhichevan della Repubblica dell’Azerbaigian attraverso le comunicazioni di trasporto attraverso il territorio dell’Armenia. L’Armenia avrà un collegamento ferroviario con Russia e Iran attraverso il territorio dell’Azerbaigian. Avremo anche accesso al mercato turco attraverso la Repubblica Autonoma di Nakhichevan. E saranno collegate anche le arterie ferroviarie turche e russe”. È tornato a fare capolino così il convitato di pietra di questi colloqui è cioè Recep Erdogan che ovviamente continua a seguire tutte le trattative dappresso. Forse a Mosca se ne farebbe anche a meno ma resta intatta l’esigenza comune di Turchia e Russia di tenere fuori gli Usa dal Medio Oriente anche con la nuova presidenza Biden. Il quale ha promesso più di una volta di indurire, non solo nei toni, la guerra fredda contro Putin. La fresca nomina di William J. Burns a direttore della Cia, non a caso nel passato ambasciatore Usa a Mosca e a Damasco, sembra proprio andare in questa direzione.
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