L’estrema destra in Ucraina
Intervista con Taras Bilous apparsa originariamente su New Politics
Taras Bilous è uno storico ucraino, redattore di Commons: Journal of Social Criticism e attivista del Sotsialniy Rukh (Movimento sociale). Attualmente presta servizio nell’esercito ucraino. È stato intervistato da Stephen R. Shalom, membro del comitato editoriale di New Politics. Denys Pilash ha collaborato alla traduzione.
New Politics (NP): Come valuterebbe l’influenza delle forze di estrema destra in Ucraina? Abbiamo visto tesi che, da un lato, suggeriscono che l’Ucraina sia uno Stato nazista o, dall’altro, che l’estrema destra sia un’elemento insignificante nella vita ucraina. Qual è la sua valutazione?
Taras Bilous (TB): Fondamentalmente, la loro influenza elettorale è limitatissima, è piccola, ma usano i loro punti di forza in alcune situazioni, come nelle strade, per cercare di influenzare le dinamiche politiche. La loro influenza extraparlamentare non dovrebbe essere né sminuita né esagerata.
NP: È vero che l’estrema destra ha la capacità di bloccare delle iniziative che non le piacciono minacciando la violenza?
TB: L’esempio più significativo di ciò è stata la cosiddetta “protesta contro la capitolazione”, la protesta contro le iniziative di pace alla fine del 2019 dopo l’elezione di Zelensky a presidente. Si è trattato di uno sforzo della destra nazionalista per fermare l’avvio del processo di pace. C’era stato un accordo che prevedeva il disimpegno delle truppe in tre punti di quella che allora era la linea di demarcazione tra le forze ucraine e quelle russe/separatiste nel Donbas. Poi i membri del movimento Azov e del Partito del Corpo Nazionale hanno inscenato una campagna su uno di questi punti, presentando questo disimpegno come se rappresentasse una sorta di successo per il Cremlino, come se le sole truppe ucraine fossero chiamate a ritirarsi e a lasciare le loro posizioni. Ma non era questo che il disimpegno richiedeva; richiedeva che entrambe le parti si ritirassero.
Ma anche in questo caso, così cruciale per la destra, in cui hanno cercato di ottenere la massima mobilitazione, non sono riusciti a raggiungere i loror obbiettivi perché Zelensky è intervenuto personalmente. Si è recato su quella linea del fronte e si è impegnato in accese discussioni con alcuni membri di Azov, e alla fine l’Ucraina ha portato a termine questo disimpegno, che era un prerequisito per riprendere l’incontro nel “Formato Normandia” con Francia e Germania come mediatori tra Ucraina e Russia. Quindi anche in questo caso la destra non è riuscita a bloccare la politica del governo.
Non è solo una questione di quanto impegno l’estrema destra mette nelle sue campagne a determinare il successo o meno delle stesse. È soprattutto una questione di come le loro posizioni si allineano con la posizione più ampia della società ucraina in generale, perché quando le loro richieste contraddicono la posizione della maggioranza della società, è molto più difficile per loro farle passare; d’altra parte, quando sostengono posizioni più popolari, hanno più possibilità di influenzare le decisioni del governo.
Una parte della stampa occidentale di sinistra ha fatto credere che Zelensky si sia ritirato da alcune sue proposte sotto la pressione dell’estrema destra. Ma non sono riusciti a ostacolare le sue iniziative di pace, che sono state approvate dalla maggioranza della popolazione ucraina e per le quali Zelensky sentiva di avere un mandato popolare. D’altra parte, i sondaggi hanno mostrato che la maggioranza degli ucraini, pur sostenendo il processo di pace, rifiutava alcune specifiche richieste politiche avanzate da parte russa. E qui Zelensky ha dovuto fare marcia indietro.
Nei casi in cui le posizioni dell’estrema destra non coincidevano con le opinioni dei liberali e dei nazional-liberali, l’estrema destra non è riuscita a esercitare le proprie pressioni sul governo. Per esempio, sulle politiche di genere o sulle questioni LGBTQ, dove la destra si è trovata in minoranza, non è stata in grado di influenzare le decisioni del governo.
NP: Può dire qualcosa di più sul comportamento dell’estrema destra nei confronti delle femministe e delle persone LGBTQ? E qual è il ruolo della polizia e delle forze di sicurezza ucraine nell’affrontare questo fenomeno?
TB: Prima della guerra, i gruppi di estrema destra cercavano attivamente di disturbare diversi eventi che promuovevano i diritti delle donne e delle persone LGBTQ. In questo caso abbiamo potuto constatare che la reazione dello Stato e della polizia dipendeva fortemente dal fatto che l’evento avesse una grande copertura internazionale, come ad esempio la parata del Pride a Kiev o le manifestazioni femministe dell’8 marzo. In questo caso, le autorità e la polizia hanno cercato di prevenire gli attacchi di estrema destra. Tuttavia, anche in occasione di eventi meno noti nelle province, in alcune città e paesi più piccole, i movimenti femministi e LGBT stati attaccati attivamente dall’estrema destra, e la polizia è stata di solito piuttosto inattiva, senza fare nulla. In questi casi, quindi, l’estrema destra ha avuto più successo nell’attaccare e disturbare questi eventi.
C’è stato un fenomeno generale di infiltrazione dell’estrema destra nei servizi di sicurezza e tra le forze dell’ordine, ma è difficile misurare in che misura ciò sia avvenuto. Conosciamo alcuni esempi lampanti: per esempio, il capo locale della polizia di Kiev proveniva da un “ambiente Azov”. Quando ci sono stati scontri tra attivisti di sinistra e di estrema destra, abbiamo spesso visto la polizia salutare alcuni esponenti dell’estrema destra, a dimostrazione del fatto che si conoscevano bene. Questo implicava ancora una volta che ci fossero dei legami tra loro. Ma in realtà sembra che questo situazione non sia così diffusa.
Anche nei casi in cui la polizia non fa nulla per prevenire gli attacchi alle manifestazioni femministe e ad altri eventi progressisti, non significa automaticamente che lo faccia perché sente affinità con gli aggressori o che abbia qualche legame con loro. La polizia non svolge il suo compito principale, che sarebbe quello di proteggere le manifestazioni pacifiche, ma non tanto perché è dalla parte di coloro che le attaccano, quanto perché l’astensione e il non fare nulla le causano meno problemi. La difesa di un evento LGBT (ad esempio) può portare ad attacchi di estrema destra contro la polizia, che possono provocare feriti. Pertanto, per evitare uno scontro con l’estrema destra, è più facile per loro non fare nulla. L’arresto di un esponente dell’estrema destra porterà altri esponenti dell’estrema destra a mobilitarsi, a organizzare un picchetto davanti alla stazione di polizia e, in generale, a fare pressione sulla polizia. La polizia non vuole avere problemi, quindi è spesso più facile per loro insistere che gli organizzatori annullino l’evento, piuttosto che combattere l’estrema destra. Naturalmente, questo è il fallimento della polizia nell’adempiere al suo dovere di proteggere la libertà di riunione. Si comportano in modo simile in caso di conflitti con funzionari di alto rango o altre persone che possono creare loro problemi.
La situazione stava migliorando, tuttavia, dopo la rimozione del ministro dell’Interno Arsen Avakov, che era ampiamente visto come un patrocinatore del Corpo nazionale e di altri gruppi di estrema destra. Dopo che aveva lasciato l’incarico nel 2021, c’erano stati una serie di arresti di attivisti di estrema destra e si è poteva percepire un miglioramento generale della situazione, con tendenze che mostrano una riduzione dell’influenza dell’estrema destra nei servizi di sicurezza.
Ma la situazione potrebbe essere diversa nel caso delle cosiddette “guardie municipali”. Si tratta di strutture paramilitari create in alcune città come ausiliarie delle forze dell’ordine, in molti casi con uno status giuridico piuttosto dubbio. L’estrema destra ha cercato di presentarle come un modo per impiegare i veterani della guerra.
L’estrema destra si è infiltrata nelle guardie municipali di Kiev e di altri reparti, svolgendo di fatto ruoli importanti. Dovevano rendere conto alle autorità locali, alla leadership municipale, ai sindaci, ma allo stesso tempo avevano uno status giuridico molto discutibile. Quindi, per l’estrema destra è stata un’opportunità per acquisire maggiore influenza. In altre città, tuttavia, l’estrema destra non era presente nella creazione delle guardie municipali. Al contrario, erano solitamente composte da atleti di vario tipo ed erano solo fedeli servitori delle élite locali, quasi in modo feudale.
NP: Qual era il rapporto tra la sinistra e l’estrema destra ucraina prima della guerra?
TB: Beh, ovviamente il nostro atteggiamento era direttamente opposto al loro, ed eravamo in perenne scontro. Ma possiamo dire che la guerra nel Donbas, quando iniziò nel 2014, ha contribuito al declino della forza dei movimenti di sinistra, e nelle strade l’estrema destra era diventata più potente, mentre la sinistra era in declino. In realtà, in questi scontri con l’estrema destra, il risultato migliore era solitamente non avere la peggio. Ma negli ultimi anni si è verificata un’inversione di tendenza, con una rinascita del movimento antifa di strada e alcune vittorie antifasciste da parte della sinistra. C’erano quindi alcuni segnali che indicavano un’inversione di tendenza.
NP: Tornando al febbraio 2022, come ha influito la guerra su larga scala sull’influenza dell’estrema destra?
TB: Non è facile rispondere a questa domanda, perché con la guerra la vita politica in Ucraina è stata messa in stand-by. È piuttosto complicato prevedere quale sarà la situazione dopo la guerra, dato che dipende dall’esito della stessa.
Cosa è cambiato con la guerra? Molti esponenti dell’estrema destra, la maggior parte di essi sono entrati nell’esercito. Alcuni sono rimasti attivi nelle città, e a volte hanno fatto cose controverse dietro le linee a di solito sono stati criticati per questo dall’opinione pubblica. Così, ad esempio, quando l’estrema destra ha fatto le sue solite cose e ha cercato di attaccare e screditare una protesta femminista a Lviv contro la violenza domestica, in realtà ciò si è ritorto contro di loro perché non hanno trovato grande sostegno popolare. Al contrario, la molta gente si è schierata con le attiviste femministe e con le organizzazioni che le sostengono, tra cui la nostra, ma anche da parte di una popolare blogger di YouTube, e in alcuni media mainstream. Possiamo quindi affermare che attività di estrema destra di questo tipo non sono molto tollerate dietro le linee.
Questo è molto importante, perché proprio la debolezza della resistenza all’estrema destra, l’atteggiamento acritico nei suoi confronti da parte dei media tradizionali e di una parte significativa dell’opinione pubblica moderata, è stato uno dei principali vantaggi dell’estrema destra ucraina. Avevano in precedenza abilmente utilizzato l’aureola di “eroi” conquistata nel Maidan del 2014 e nella guerra nel Donbas per difendersi dalle critiche.
In realtà, se si valuta la forza dell’estrema destra ucraina in termini assoluti, non ha è mai stata significativa. Tutti sanno della loro debolezza elettorale, ma anche se parliamo di mobilitazioni di piazza, l’estrema destra polacca è decisamente più forte dei suoi “colleghi” ucraini in questo senso. Basta confrontare ogni anno le più grandi manifestazioni: quella del 14 ottobre in Ucraina e dell’11 novembre in Polonia per capirlo. In termini di portata della violenza, l’estrema destra ucraina impallidisce anche rispetto a ciò che l’estrema destra russa ha fatto negli anni 2000, spesso sotto la copertura dei servizi speciali russi. In effetti, i neonazisti ucraini hanno agito prima della Maidan all’ombra e sotto l’influenza dei neonazisti russi. La principale differenza nella situazione ucraina dopo Maidan non sta nel potere assoluto dell’estrema destra, ma nel suo potere relativo rispetto ad altri attori politici, nonché nell’atteggiamento acritico del pubblico moderato mainstream nei loro confronti.
Negli ultimi anni, però, l’opinione pubblica nei loro confronti è cambiata e questo è stato uno dei motivi per cui il gruppo antifa antirazzista e antifascista Arsenal (Kyiv) è stato in grado di uscire dalla clandestinità e sfidare nuovamente l’estrema destra. Nel 2014-2018, negli scontri tra destra e sinistra, l’opinione pubblica non era dalla nostra parte. Ma durante la lotta dell’estate 2021, l’estrema destra è diventata la “cattiva” dei media. E sembra che dopo la guerra questa tendenza continuerà, perché l’estrema destra non potrà più difendersi dalle critiche come prima.
NP: Ma il loro eroismo in tempo di guerra, ad esempio a Mariupol, non permetterà loro di sviare le critiche?
TB: Li aiuta. Ma solo come unità militare. Questo non ha effetti sull’estrema destra come attore politico.
Negli ultimi anni, la società ucraina ha fatto molta strada per affermare che l’eroismo al fronte non può essere un’indulgenza per coloro che commettono crimini e violazioni dei diritti umani nelle retrovie. Sebbene durante la guerra su larga scala si sia registrato un peggioramento della situazione su altre questioni, su questo tema non vedo passi indietro.
Inoltre, dopo questa guerra, ci saranno veterani di tutti i settori della popolazione e da entrambe le parti politiche. Ora ci sono volontari militari anche tra i rom, il gruppo più discriminato della società ucraina, nonostante la partecipazione alla guerra vada contro le loro tradizioni. Se nel 2018 l’estrema destra è riuscita a mettere in scena una serie di pogrom contro i rom senza subire gravi conseguenze, ora non sarà più così.
Ma c’è una categoria di persone che non sarà in grado di proteggersi in questo modo: i residenti filorussi del Donbas e della Crimea. Pertanto, è necessario che le organizzazioni internazionali prendano parte attiva alla protezione dei diritti umani in questi territori.
NP: Passiamo alla questione del reggimento Azov. Quanto sono importanti? Sono una forza militare indipendente? Hanno i loro simboli di estrema destra? E, per rispondere a una una questione che è stata sollevata dalla sinistra statunitense, gli aiuti militari degli Stati Uniti all’Ucraina stanno in realtà armando unità neonaziste?
TB: Il reggimento Azov è stato integrato nella Guardia Nazionale e nelle strutture ufficiali, ma ha mantenuto un certo livello di autonomia. Ci sono state alcune misure per controllarlo da parte dei funzionari ucraini, come il cambio di leadership, ma ha comunque mantenuto i legami con i suoi fondatori, come Andriy Biletsky, e ha persino avuto una propria scuola per sergenti.
La maggior parte del reggimento Azov originale si trovava a Mariupol e molti di loro furono fatti prigionieri. Alcuni sono stati scambiati nel corso di scambi di prigionieri, ma la maggior parte è ancora prigioniera dei russi e i comandanti sono internati in Turchia. Tuttavia, il reggimento è stato rifornito di nuove persone e continua a reclutare. Non so quanto siano riusciti a ripristinare la struttura.
Ma la cosa più importante è che dopo l’invasione su larga scala, gli elementi associati al movimento Azov hanno creato anche una serie di altre unità, come le unità di difesa territoriale, per esempio, che erano collegate al movimento Azov, utilizzando il marchio Azov. La più grande di esse, l’unità delle Forze operative speciali di Kiev Azov, è stata trasformata in una brigata d’assalto alla fine di gennaio. In generale, quindi, rispetto al 2014 o al 2021, in numeri assoluti ora molti più individui di estrema destra si sono uniti alle forze armate e molta più gente sta servendo nelle unità da loro create. Ma allo stesso tempo, in termini relativi, giocano un ruolo più limitato nella guerra rispetto al 2014, perché l’esercito in generale è cresciuto e si è modernizzato molto di più.
Ma è importante capire che non solo gente di estrema destra si è arruolata nelle unità create dall’estrema destra. (D’altra parte, è possibile trovare l’estrema destra anche nelle unità “regolari”). È difficile parlare di percentuali, ma spesso nelle unità di estrema destra prestano servizio persone apolitiche o centriste, motivate dall’alto livello di addestramento e disciplina di queste unità. Quando ci si arruola in un esercito combattente, si pensa innanzitutto alle proprie possibilità di sopravvivenza, alle condizioni di servizio, alla competenza degli ufficiali e all’affidabilità dei propri compagni. Le opinioni politiche passano in secondo piano. Ciò che accadrà a queste unità e alle persone che vi prestano servizio dopo la guerra dipende dai risultati della guerra e dalla situazione politica generale in Ucraina.
Quello che vedo con i miei occhi è che la situazione odierna non è paragonabile a quella del 2014. Allora il livello di controllo dello Stato sulle unità militari era minimo. Tutto era molto caotico. Conosco persino la storia di come, nel 2014, un volontario abbia rubato un intero mezzo blindato e lo abbia portato dal Donbas all’Ucraina occidentale. Oggi, invece, c’è un controllo rigoroso sulla distribuzione delle armi, un maggiore controllo su queste unità separate e, da quello che so, nessuna delle unità minori fondate di recente gode di un livello di autonomia paragonabile a quello di Azov negli anni precedenti. Quindi, in realtà, la situazione è qualitativamente molto diversa da quella di otto o nove anni fa.
Per illustrare questo controllo più severo dello Stato sulle unità militari e sulla distribuzione delle armi, vorrei fare riferimento alla mia esperienza personale. Il mio precedente battaglione è stato sciolto e sono stato trasferito in un altro della nostra brigata. Quando il battaglione è stato sciolto, si è scoperto che mancavano diversi kalashnikov. Questo ha scatenato una reazione immediata da parte delle forze dell’ordine. La procura militare ha avviato un’indagine e ha aperto un procedimento penale contro gli ufficiali che erano responsabili del controllo delle armi in quel battaglione. Questo dimostra che lo Stato cerca di controllare in modo molto rigoroso dove vanno a finire tutti gli armamenti e le attrezzature, e che non vanno a persone non autorizzate. Questo è uno degli aspetti del controllo statale più severo sulle diverse unità armate.
Per quanto riguarda l’idea che l’Occidente abbia armato i nazisti, e così via, le armi sono distribuite più o meno uniformemente tra le diverse unità. Quindi, in alcune unità potrebbero esserci persone di estrema destra, con convinzioni di estrema destra, ma a loro non viene dato specificamente questo o quell’armamento. Inoltre, dato il controllo più severo che ho descritto, questo significa che le armi in linea di massima verranno confiscate dopo la guerra, ritirate dallo Stato.
Quindi più o meno tutte le persone che si sono arruolate nelle forze armate hanno più o meno lo stesso accesso a diverse armi. E ovviamente non è che le armi pesanti provenienti dall’Occidente siano destinate alle unità di estrema destra. È che le unità ordinarie ricevono le armi e magari hanno tra i loro ranghi persone con idee di estrema destra, così come persone con tutte le altre convinzioni. Quindi non c’è un armamento specifico della destra.
Per quanto riguarda i simboli di destra, nel 2015, su pressione delle autorità, Azov ha rimosso il Sole Nero dalle sue insegne e ha modificato l’emblema per prendere le distanze dai simboli di estrema destra. L’anno scorso, l’allontanamento dai simboli dell’estrema destra è continuato: le unità Azov di nuova creazione utilizzano tre spade al posto del simbolo del reggimento Azov. La nuova brigata utilizza un simbolo creato sulla base dell’emblema precedente, ma non ha quasi nessuna somiglianza con il Wolfsangel.
D’altra parte, oggi nell’esercito molti soldati e persino gli ufficiali di grado inferiore indossano varie toppe militari non obbligatorie. È un tipo di merchandising popolare che la gente compra nei negozi militari, non è controllato in alcun modo. Spesso sono umoristiche o riportano scritte come “Nave da guerra russa, vai a farti fottere”. Ma a volte su queste toppe ci sono simboli di estrema destra, come il Wolfsangel o il Totenkopf. Mi sono imbattuto in casi in cui le persone indossavano toppe con simboli di estrema destra, ma non ne comprendevano assolutamente l’origine e il significato. Un ragazzo si è tolto il simbolo del Sole Nero quando un anarchico della mia ex unità gli ha spiegato il significato e gli ha mostrato lun rticolo di Wikipedia. Naturalmente, coloro che hanno iniziato a usare questi simboli in Ucraina hanno capito bene il loro significato. Ma ora se vedete un ragazzo con un Totenkopf, potrebbe pensare che sia solo un teschio e delle ossa. Quindi, il fatto che le persone usino questi simboli non significa per forza che ne sostenga il significato.
NP: Volodymyr Ishchenko, in un recente articolo pubblicato su New Left Review, ha sostenuto che l’Ucraina in tempo di guerra, a differenza di altre lotte anticoloniali, è diventata sempre più neoliberale, non più democratica e non meno corrotta. Ritieni che abbia ragione e che queste siano indicazioni della crescente forza dell’estrema destra?
TB: Partendo dall’ultima domanda, non vedo alcuna rilevanza dell’estrema destra su questo punto. Ma per quanto riguarda la prima domanda, ci sono due aspetti separati: uno riguarda le tendenze antidemocratiche e autoritarie e l’altro le politiche sociali ed economiche. Per quanto riguarda le tendenze antidemocratiche, in realtà non si può dire che tutti i precedenti movimenti di liberazione nazionale ne siano stati immuni. Al contrario, la guerra di solito evoca tendenze più autoritarie e meno democratiche, e questo è valso per molti dei movimenti di liberazione in Asia e in Africa, semplicemente dettato dalle condizioni. Quindi, sì, ovviamente la guerra crea possibilità di tendenze autoritarie e può essere usata dalle autorità statali, dal governo. Ma se questo porterà a un maggiore autoritarismo dipenderà molto dal corso e dall’esito della guerra. E non è chiaro come l’estrema destra reagirà a questo, se cercherà in qualche modo di adattarsi a questo, di sostenerlo, o se, al contrario, cadrà vittima del confronto con il governo. Quindi, in realtà, c’è molto di imprecisato, a causa dell’esito imprevedebile della guerra.
Per quanto riguarda le politiche sociali ed economiche, ancora una volta non possiamo dire di avere un quadro chiaro, perché da un lato ci sono i mantra neoliberisti e la liberalizzazione dei rapporti di lavoro e dei mercati del lavoro. Ma dall’altro lato, ci sono ragioni oggettive che spingono il governo ucraino – anche se parla di privatizzazioni – ad intraprendere una serie di nazionalizzazioni in settori strategici, nazionalizzando alcune grandi imprese, fabbriche legate al settore militare, al settore energetico e così via. Inoltre, nel corso della ricostruzione postbellica i fondi saranno distribuiti attraverso lo Stato. Quindi la percentuale del PIL concentrata nelle mani dello Stato aumenterà chiaramente, sia a causa di queste nazionalizzazioni che del controllo dei fondi per la ricostruzione. Quindi non possiamo dire che ci sia una tendenza molto chiara e unilaterale.
Ho un thread su twitter sulla natura di classe del governo Zelensky e sostengo che esso rappresenti principalmente gli interessi della media borghesia, o della borghesia classica, in opposizione sia alla classe operaia che al capitale oligarchico. Quindi, da un lato, questo governo è molto desideroso e molto attivo nel promuovere la legislazione neoliberale antioperaia. Ma allo stesso tempo è anche interessato a controllare il potere degli oligarchi. In realtà la guerra ha già sconvolto il livello di influenza oligarchica. Quindi, ancora una volta, l’esito della guerra influenzerà pesantemente sia la politica che l’economia. E nonostante la loro sia un’ideologia neoliberista, sono stati costretti a compiere alcuni passi contrari alle loro posizioni ideologiche per creare un’economia di guerra.
NP: Infine, vorrei chiederti questo. In Ucraina c’è un ampio sostegno alla resistenza all’invasione russa, da sinistra a destra. Ma in che modo la posizione della sinistra sulla guerra differisce da quella della destra in termini di obiettivi e strategia?
TB: Ci sono alcune distinzioni piuttosto evidenti nelle nostre e nelle loro visioni del futuro dell’Ucraina postbellica. Ovviamente, la sinistra vuole un Paese più socialmente orientato, più pluralista, più democratico, più inclusivo, mentre l’estrema destra, i liberisti e i conservatori sostengono posizioni opposte.
E poi c’è la questione dell’autodeterminazione, che diventa un po’ più complicata. Se poi consideriamo le questioni della Crimea e del Donbas, nel campo della sinistra non c’è un’unica posizione, ma uno spettro di posizioni. Anche sull’Unione Europea e sulla NATO non c’è un’unico punto di vista.
L’invasione russa su larga scala ha parzialmente appianato i precedenti conflitti tra le varie sinistre ucraine, perché sulla questione più importante la maggioranza assoluta della sinistra ucraina ha assunto la stessa posizione: sostegno e partecipazione alla resistenza. Ma altre questioni che in passato dividevano la sinistra ucraina non sono ancora scomparse.