L’esplosione di ieri sull’isola Vasilievskij (zona di San Pietroburgo), subito circondata da teorie cospirative, indipendentemente da chi o perché l’abbia provocata, è un evento altamente simbolico. Il defunto corrispondente di guerra Maxim Fomin (che parlava con il nome di Vladlen Tatarskij) era uno di quelli che nell’ultimo anno hanno esaltato la violenza, non solo come modo di risolvere i problemi, ma come “ciò che amiamo”. Ahimè, ancora una volta l’onda si è abbattuta su uno di coloro che l’hanno sollevata. La storia è spietata in questo senso. Che si pensi al karma o all’ordine naturale delle cose, è sempre così.
Tuttavia, l’esplosione di ieri ha un’altra caratteristica molto particolare che la colloca in un contesto molto diverso. Se lo pseudonimo del defunto, Vladlen Tatarskij, rimanda chiaramente all’eroe del famoso romanzo di Pelevin (si fa riferimento al romanzo “Generazione P” in italiano tradotto con il titolo di “Babylon”), Vavilen Tatarskij, il nome di Darija Trepova, la ragazza accusata dell’attentato, riporta alla mente un importante episodio storico avvenuto un secolo e mezzo fa nella stessa città di San Pietroburgo.
Nel 1878 Vera Zasulich, un’attivista rivoluzionaria, sparò per uccidere il governatore della città Fyodor Trepov. Il funzionario sopravvisse e la giuria, presieduta dal famoso avvocato A. F. Koni, assolse all’unanimità la ragazza. Questo evento, interpretato da alcuni come un trionfo dell’oltraggio e da altri come una vittoria della giustizia, fu l’inizio dell’era del terrore rivoluzionario in Russia.
L’autrice dell’attentato terroristico di San Pietroburgo (se mai è stata Darija Trepova) non è chiaramente, a differenza di Vera Zasulich, una rivoluzionaria solitaria. Questo è fin troppo evidente nella qualità della sua interpretazione. È difficile immaginare che abbia potuto organizzare tutto da sola, produrre la statua-bomba e fuggire dalla scena senza troppi problemi. Non sorprende che molti commentatori abbiano già iniziato a speculare sulle persone o sulle strutture serie che si celano dietro l’omicidio del corrispondente di guerra. La ragazza femminista si adatta all’immagine dettata dalla tradizione storica, ma ha poco a che fare con le circostanze “tecnologiche” dell’accaduto. Ma chiunque sia l’autore dell’esplosione sull’Universitetskaya Embankment sull’isola Vasilievskij, abbiamo la sensazione di trovarci di fronte a un testo completamente pietroburghese, o addirittura a una sorta di ricerca, che richiederà molto tempo per essere analizzata e dipanata. Le cose sono due: o gli autori dell’atto terroristico hanno un’immaginazione storico-filologica molto sofisticata, oppure siamo di fronte a una mistica “ironia della storia”.
In ogni caso, la storia metterà tutto al suo posto.
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