DI YURII COLOMBO
Il Comitato Investigativo russo ha annunciato ieri, in serata, l’avvio di un nuovo procedimento penale contro Alexei Navalny. Secondo i magistrati, Navalny, “essendo il capo effettivo” della “Fondo di Lotta alla Corruzione” (FBK) e di altre fondazioni senza scopo di lucro, “insieme ad altre persone” avrebbe speso più di 356 milioni di rubli dei 588 milioni raccolti in anni donazioni, per scopi personali. Secondo i giudici, Navalny ha utilizzato questo denaro “per acquistare proprietà e beni materiali”, nonché per pagare spese personali, comprese le vacanze all’estero.
“I fondi raccolti tra i cittadini sono stati rubati”, ha sentenziato il governo russo, in un comunicato stampa. Questa presunta frode può prevedere, pesanti condanne, fino a 10 anni di reclusione.
Da parte sua, solo 24 ore prima, il Servizio Federale Penitenziario russo aveva denunciato che Navalny, attualmente in cura in Germania, non adempirebbe ai doveri di persona in libertà vigilata ed eluderebbe il controllo dell’ispezione esecutiva penale. Riferendosi alla pubblicazione su The Lancet, la prestigiosa rivista scientifica inglese, di uno studio sull’avvelenamento di Navalny con agente nervino del gruppo Novichok, il Servizio Penitenziario ha dichiarato che il 12 ottobre Navalny aveva ormai “superato tutte le conseguenze della malattia” e sarebbe dovuto comparire quindi presso il dipartimento di polizia a Mosca il 29 dicembre. Cosa che naturalmente non è avvenuta.
Navalny, in una dichiarazione fatta su istagram in nottata collega il nuovo caso penale e le nuove minacce di detenzione al suo avvelenamento del 20 agosto in Siberia. “Bene, ho detto subito in un video: cercheranno di mettermi in prigione perché non sono morto su quell’aereo, e poi mi sono messo a cercare i miei assassini”, ha scritto il politico.
Da due anni, il partito di Navanly e la sua front organization “Fondo di Lotta alla Corruzione” sono sotto l’occhio vigile della polizia che ha realizzato perquisizioni a ripetizione nelle sue sedi in tutta la Russia, con l’obiettivo di trovare finanziamenti stranieri, ma senza alcun risultato. Il potere russo allora, si è concentrato sul flusso delle donazioni e delle sottoscrizioni. Il nuovo procedimento penale, non a caso, è il secondo relativo alle donazioni a FBK. Nell’estate del 2019, sullo sfondo delle proteste di massa a Mosca e in tutta la Russia, la procura aprì un procedimento penale contro gli attivisti “Fondo di Lotta alla Corruzione” . Si parlò insistentemente di sottrazioni per un miliardo di rubli, quindi l’importo fu ridotto a più modesti, 75 milioni. Risulta evidente, questo punto, che l’ipotesi che l’oppositore russo, ritorni in Russia come aveva promesso per continuare a sviluppare la sua lotta anti-regime, diventa sempre più incerta. L’obiettivo del governo – secondo alcuni osservatori – sarebbe quello di seppellirlo sotto una fitta rete di procedimenti giudiziari, impedendogli così di poter sviluppare una qualsivoglia attività politica.
Come abbiamo già scritto, in un editoriale apparso su Il Manifesto in estate, la Russia appare sempre più un paese in bilico tra autoritarismo paternalistico e la degenerazione in aperta dittatura bonapartista dove al turbo-liberismo in cui vengono schiacciati come in pochi altri paesi del mondo, i diritti dei lavoratori si aggiunga il più rigido controllo e repressione di ogni voce realmente dissenziente.