La decisione assunta oggi da Joe Biden di “mandare un segnale che gli Stati Uniti imporranno costi strategici ed economici alla Russia se continua o aumenta le sue azioni di destabilizzazione internazionale”, attraverso un nuovo pacchetto di sanzioni e a soli due giorni dalla sua di incontrarsi con Putin, non cambia il quadro complessivo – già pessimo – delle relazioni tra i due paesi.
Il pacchetto di misure Washington contro Mosca comprende sanzioni su tutti i titoli di debito emessi dalla Russia dopo il 14 giugno e vieta alle istituzioni finanziarie Usa di acquistare bond direttamente dalla banca centrale russa, dal fondo sovrano e dal ministero delle finanze. La Casa Bianca, si riserberebbe anche la possibilità di agire sul debito sovrano russo.
In particolare le sanzioni colpiscono 16 aziende e persone fisiche della Federazione e in particolare: la ERA Military Innovation Technopolis (Centro di ricerca, la Technopark finanziato e gestito dal ministero della difesa russo), la JSC “Pasit” FGANU NII “Spetsvuzavtomatika” (istituto di ricerca statale specializzato in sistemi di sicurezza delle informazioni, presumibilmente collabora anche con la SVR),la “NeoBIT” (una società IT i cui clienti sono il Ministero della Difesa, la SVR e l’Fsb), la JSC “AST” (si occupa di sicurezza informatica, presumibilmente collabora anche con il ministero della difesa e il Fsb), la JSC “Positive Technologies” (Positive Technologies; azienda IT, che collabora con il governo russo e l’Fsb) in relazione ai presunti cyber-attacchi russi durante le presidenziali americane. Messe all’indice anche la “Lenpromtransproekt”, JSC e la “Direzione per la costruzione della ferrovia Berkakit-Tommot-Yakutsk” in relazione alla costruzione del Ponte di Kerch che collega la terraferma russa alla penisola di Crimea. Colpite anche aziende legate all’imprenditore russo Evgeny Prigozhin, il presunto capo dell’organizzazione di foreign fighers detta “Wagner” e già attiva nel passato in Donbass, Siria, Libia e altri paesi africani, come la“Fondazione per la protezione dei valori nazionali” l’“Associazione africana per la libera ricerca e la cooperazione internazionale” (AFRIC), la LLC “Trans Logistic”, la LLC “Unidget”. Sotto le sanzioni sono finite anche anche le agenzie di stampa Southfront, News Front, “Inforos” e la Strategic Culture Foundation della Federazione Russa per aver “diffuso disinformazione”.
Malgrado la lunghezza della lista delle aziende finite sotto la scure americana, la ricaduta economica russa sarà per ora limitata. Siamo ben lontani dalle sanzioni cui fu oggetto Breznev dopo l’invasione dell’Afghanistan nel 1979 e gli Usa, almeno per ora, si guardano bene dal realizzare un vero e proprio embargo nei confronti della Russia.
E così malgardo Marya Zacharova, la portavoce del ministero degli esteri russo, abbia tirato fuori gli artigli (“Questo tipo di comportamento aggressivo incontrerà sicuramente una decisa resistenza. La risposta alle sanzioni sarà inevitabile”) e l’ambasciatore Usa a Mosca si stato convocato dal governo russo per le proteste di rito, la risposta russa non potrà che essere circoscritta. Del resto, la divisa russa dopo essersi apprezzata ieri, all’annuncio delle sanzioni raggiungendo 92,5 rubli contro euro, oggi non ha reagito alle conferme che venivano da Washington, restando stabile intorno ai 91,5 rubli.