Cresce di giorno in giorno la tensione tra Ucraina e Federazione russa. Martedì, il presidente ucraino Volodomyr Zelensky, ha parlato con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg delle crescenti tensioni con la Russia nell’Ucraina orientale. Nelle ultime settimane, infatti, nella regione del Donbass si sono intensificati i combattimenti tra l’esercito ucraino e i separatisti sostenuti dalla Russia. E contemporaneamente lo scorso fine settimana, l’Ucraina e la Nato hanno annunciato esercitazioni militari congiunte.
Ora Zelensky chiede anche alla Nato di accelerare l’ammissione dell’Ucraina nella sua organizzazione anche se sa benissimo che per Statuto l’alleanza militare occidentale non può accettare tra i propri membri paesi che hanno contenziosi territoriali aperti.
Zelensky ha anche esortato la Nato a rafforzare la sua presenza militare sul Mar Nero, sostenendo che una tale mossa sarebbe un “potente deterrente” per la Russia. E come se non bastasse ieri il ministro degli esteri ucraino ha dichiarato ieri che Kiev non avrebbe accettato più l’invito a condurre negoziati dei “protocolli di Minsk” nella capitale bielorussa, dove si svolgono dal 2015, le riunioni del gruppo di contatto a cui partecipano Russia, Ucraina, Germania e Francia.
Qualche giorno fa il giornale russo Vzgljad ha riferito che l’Ucraina avrebbe raccolto una forza offensiva nella regione del Donbass e nella regione intorno all’istmo di Crimea. Ci sono state anche numerose segnalazioni, al contempo, di movimenti di truppe russe in Crimea e nelle vicinanze. Il Canada, vista la situazione, ha scoraggiato le sue compagnie aeree dal sorvolare l’Ucraina a causa di una “situazione instabile da punto di vista della sicurezza”.
Ben Hodges, il comandante dell’esercito americano in Europa, ha sostento sulla rivista militare Defense One, che gli Stati Uniti dovrebbero sviluppare una strategia per l’intera regione del Mar Nero che ha definito “vitale” per gli interessi americani. Ha anche perorato maggiori aiuti all’Ucraina ed esercitazioni strategiche nella regione. Allo stesso modo, il think tank di politica estera dell’Atlantic Council ha chiesto agli Stati Uniti di fornire all’aviazione ucraina jet da combattimento, droni e missili da crociera.
In Russia, le provocazioni verbali di Zelensky sono viste come preparazioni aperte alla guerra e hanno provocato un notevole nervosismo. Shamil Gareev ha dichiarato a Nezavisimaya Gazeta che: “l’inizio delle esercitazioni Nato Defender Europe 2021 coincide chiaramente con la discussione dei media sui possibili piani temporanei di Kiev per avviare azioni militari in Crimea e Donbass”. Il livello della tensione tra i due paesi slavi è tale che oggi nel pomeriggio il segretario del Consiglio di sicurezza russo ed ex capo dei servizi russi Nikolay Patrushev, ha concesso un’intervista al quotidiano Kommersant su questo tema. Patrushev sostiene apertamente che dietro il protagonismo ucraino si celerebbe la volontà americana di porre un proprio cuneo in Europa, allontanando così ogni velleità di iniziativa autonoma europea nella regione. Da questo punto di vista a Washington starebbero giungendo segnali positivi dalla Germania: la sua classe dirigente starebbe dando segni di fratture interne sulla linea da tenere con Putin. Ma anche le contraddizioni interne a Kiev giocherebbero un ruolo significativo. La tensione di queste ore, per l’ex-presidente del Fsb sarebbe determinato da “gravi problemi interni in Ucraina… Cercano di risolvere i loro problemi a spese del Donbass, mentre i capitali del paese fluiscono all’estero da molto tempo, l’economia è ancora sostenuta solo da prestiti stranieri onerosi, i cui interessi crescono e da quei pezzi dell’industria che sono rimasti a galla. Kiev si vendeagli stranieri, come si dice adesso, a prezzi democratici…” ha ironizzato Patrushev.
Effettivamente Zelensky era giunto alla presidenza del suo paese nel 2019 promettendo la pace nelle regioni orientali come volano per fare ripartire l’economia e gli investimenti stranieri, ma per ora lo stallo delle trattative di pace gli ha impedito di realizzare il suo progetto e la sua popolarità è ai minimi storici.
Ma anche il Cremlino ha motivi per aumentare il livello dello scontro. Con un’economia ferma malgrado il mancato lockdown d’autunno e il rublo che questa sera inabissato a 94 contro l’euro, la carta del nazionalismo è da sempre per il regime di Putin un decisivo strumento per compattare il paese intorno alla sua leadership.