Alle origini del rock sovietico






YURII COLOMBO

Fino alla metà degli anni Sessanta la musica di protesta o alternativa in URSS si espresse attraverso la “canzone d’autore”. L’autore più conosciuto, anche all’estero, fu sicuramente Vladimir Visockij ma fu molto celebre in quel periodo fu anche il georgiano Bulat Okudzhava. Questi due chansonnier appena tollerati dalle autorità per la loro salace critica della società sovietica conquistarono un’ampia popolarità  soprattutto grazie al passa parola e i loro concerti semi-clandestini, in acluni casi realizzati in semplici appartamenti. Ma solo grazie agli stranieri giunti a Mosca per il Festival della Gioventù nel 1957, gli adolescenti sovietici vennero a conoscenza dell’evoluzione che stava avendo il blues .

Le prime band rock nacquero nei Paesi Baltici: nel 1962 in Lettonia apparvero Melody Makers e nel 1964 in Estonia si formarono gli Juniors. In tutte le repubbliche baltiche a metà degli anni ’60 si tennero anche festival musicali.

L’interesse per il rock crebbe enormemente  attraverso il fenomeno della “beatlesmania” che riuscì a superare la “cortina di ferro” grazie a alle trasmissioni di “Voice of America” e al contrabbando dei dischi particolarmente sviluppato nei porti del Baltico e di Odessa. Pionieri del rock moscovita  furono i “Sokol”, una cover band formata a Mosca alla fine del 1964 da Yuri Ermakov.

Con l’emergere dei movimenti hippies lo Stato sovietico non si limitò più alle rampogne ideologiche contro “il giovanilismo capitalista” ma passò direttamente alla repressione nei confronti del mondo della musica alternativa. I concerti iniziarono ad essere dispersi dalla polizia e i musicisti arrestati. La “Federazione Pop” venne sciolta e suoi fondatori Yuri Aizenshpis e Sergej Artemyev finirono in prigione.

È solo nei primi anni ’70 però che un vero e proprio rock sovietico con caratteristiche melodiche proprie e testi in lingua russa iniziò a crescere. Artem Troitskij nella sua i storia del rock sovietico ha scritto: “Il picco del “risveglio nazionale” del movimento rock si verificò tra il 1970 e il 1972 e il  gruppo più rappresentativo di quell’epoca furono forse i Mašina Vremini (Macchina Del Tempo)”, il cui leader e cantante era Andrej Makarevič ancora oggi personaggio assai controverso per le sue posizioni anticonformiste. “Dietro l’hard rock e alcune belle melodie però quello che importava ai Mašina Vremini erano i testi volti a far riflettere il pubblico” ha sottolineato Troizkij. “Oggi è il giorno migliore/ lascia che le bandiere volino sopra i reggimenti/ oggi è il giorno migliore/Oggi la battaglia è con gli sciocchi /Quando l’ultimo nemico cadde,/ la tromba annunciò la vittoria/Solo in quel momento mi resi conto di quanto poco ci rimanesse”. Questi versi dei Mašina Vremini divennero l’inno di quella giovane generazione sovietica in bilico tra le aspettative degli ultimi scampoli della modernizzazione brežneviana e i primi segni di disagio sociale.

Bisognerà però aspettare gli anni ’80 e la perestrojka per vedere fiorire i semi innestati nel decennio precedente.

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