DI YURII COLOMBO
Le disgrazie di Donald Trump stanno diventando le fortune di Pavel Durov, il giovane imprenditore russo creatore di Vkontakte (il facebook russo) ma soprattutto di Telegram, il canale social che promette di restare open per chiunque lo intenda usare senza limitazioni legate al suo orientamento politico.
“Il numero di utenti attivi di Telegram ha superato i 500 milioni di persone nella prima settimana del 2021”, ha affermato Durov.
Dopo avere raggiunto tale record, il pubblico del messenger RUS ha continuato a crescere rapidamente nelle scorse settimana e nelle ultime 72 ore, secondo il suo fondatore, altri 25 milioni di nuovi utenti lo hanno installato. Il 38% dei nuovi download sono arrivati dall’Asia, il 27% in Europa, il 21% in America Latina e un altro 8% nei paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. Durov, 36 anni e un patrimonio consolidato di 3,4 miliardi di dollari, ha evitato però ogni riferimento alla situazione politica in Usa concentrandosi sugli aspetti tecnici che renderebbero più allettante Telegram da quando è stato definito uno stretto connubio fra i social di Zuckerberg. “Le persone non vogliono più scambiare la privacy con servizi gratuiti. Non vogliono più essere ostaggi dei monopoli tecnologici, che apparentemente pensano di poter farla franca con tutto fintanto che le loro applicazioni hanno una massa critica di utenti ”, ha sostenuto Durov.
Tuttavia malgrado i nuovi download siano solo per poco più del 10% del totale negli Usa, l’app crittografata Telegram è diventata la seconda più scaricata proprio Oltreoceano. dopo che il presidente Donald Trump e i suoi sostenitori sono stati deplatformati in seguito all’assalto della scorsa settimana al Campidoglio degli Stati Uniti, ha sostenuto il Daily Telegraph .
I download di Telegram infatti avrebbero avuto una vera e propria esplosione da quando Twitter e Facebook hanno bandito Trump e da quando Google e Apple hanno rimosso il social network conservatore Parler dai loro app store. La crescita dell’app di Durov sarebbe particolarmente evidente sui mobile iPhone americani dove la messaggistica made in Russia solo tra mercoledì e domenica, ha a avuto un aumento di quasi il triplo rispetto alla settimana precedente. I sostenitori di Trump si sono riversati su Telegram dopo che “i post su Parler avevano esortato gli utenti a spostarsi su Telegram prima che Parler venisse messo offline lunedì”, riferisce ancora il Daily Telegraph. Anche il figlio di Trump, Donald Trump Jr., e l’ex avvocato Sidney Powell, sarebbe diventati frequentatori di Telegram. Allo stesso tempo, quasi per incanto, sono aumentate di tono e aggressività le accuse alla app russa di essere rifugio sicuro per gruppi estremisti tra cui terroristi, pedofili, attivisti di estrema destra e neonazisti banditi dalle piattaforme tradizionali.
Telegram sarebbe quindi una punta di lancia putiniana se non addirittura del neofascismo nel mondo del digitale americano?
Troppo presto per dirlo o crederlo, visto che le accuse per ora appaiono targate “guerra fredda 2.0”. Durov dal 2018 all’inizio del 2020 aveva del resto avuto un duro scontro con il Cremlino che tentato di oscurare proprio Telegram, la sua gemma commerciale. Il quale non si era lasciato intimidire e aveva organizzato manifestazioni contro la “cinesizzazione del web” un po’ in tutta la Russia che avevano avuto il culmine a Mosca con la discesa di piazza di ben 40 persone, principalmente giovani. Poi all’inizio dell’anno, falliti tutti i tentativi di bloccare Telegram, il governo russo ha deciso di desistere dall’obiettivo di ottenere le informazioni di terze-parti e comunicazioni online degli utenti ad uso dei servizi di sicurezza. Si avvicinano le elezioni legislative e Putin non vuole proprio avere un nemico nella rete.