DI ILYA BUDRAITSKIS
Ilya Budraitskis è uno storico, giornalista politico e attivista della sinistra moscovita.
Questo articolo è stato scritto alla vigilia delle manifestazioni anti-regime tenutesi il 23 gennaio in tutta la Russia. Abbiamo pensato di tradurlo lo stesso, perché senso e significato di quanto scritto rende non meno, ma più interessante, questo contributo alla luce di quanto avvenuto. Buona lettura.
L’arresto di Alexei Navalny all’aeroporto Sheremetyevo di Mosca il 17 gennaio, pochi minuti dopo il suo ritorno in Russia, non era solo atteso, ma anche l’unica possibile reazione delle autorità russe. All’inizio di quest’anno, dopo che gli emendamenti costituzionali estivi hanno aperto la possibilità al potere personale illimitato di Putin, il suo regime è chiaramente entrato in una nuova fase: una dittatura praticamente aperta, basata non sul sostegno passivo dal basso ma sul potere repressivo. In questa nuova configurazione, non c’è posto né per l’opposizione liberale marginalizzata né per i partiti sistemici di “democrazia gestita”, che hanno tenuto sotto controllo l’assoluto monopolio di Russia Unita (il partito di Putin n.d.r.) e hanno creato limitate opportunità per esprimere il malcontento elettorale. Il tentato assassinio di Navalny da parte dell’apparato di sicurezza russo lo scorso agosto si inserisce perfettamente in questo quadro. Dal punto di vista delle autorità, la principale minaccia rappresentata da Navalny è la tattica del “voto intelligente” la somma di tutti i voti di protesta da parte del candidato che ha le migliori possibilità di sconfiggere i candidati di Russia Unita. In una situazione in cui il sostegno al partito al governo è in calo evidente (attualmente non supera il 30%), il “voto intelligente” minaccia lo scenario costruito per le elezioni parlamentari previste per settembre di quest’anno del 2021 e, a lungo termine, il rielezione trionfale dello stesso Putin a un nuovo mandato.
L’audace e precisa strategia populista di Navalny è infatti volta a creare una coalizione di protesta, con un posto importante riservato ai rappresentanti dei partiti del sistema (soprattutto i comunisti), che si rifiuteranno di giocare secondo le regole del Cremlino o saranno in grado di condurre campagne elettorali vivaci e offensive. Un elemento chiave di questa strategia è la retorica di Navalny, in cui le questioni della povertà e della disuguaglianza sociale hanno preso il posto dei valori liberaldemocratici. Le indagini anti-corruzione di alto profilo che gli hanno fatto guadagnare popolarità hanno un impatto emotivo su un vasto pubblico (ad esempio, il suo ultimo film sul palazzo di Putin, che costa 100 miliardi di rubli, è stato visto oltre 70 milioni di persone), dal momento che direttamente indicano l’estrema stratificazione della società russa. In una realtà in cui le elezioni sono apertamente falsificate e la pressione della polizia senza precedenti, la protesta elettorale può avere effetto solo se è supportata da un movimento di piazza non parlamentare di massa. E solo un tale movimento può determinare il destino personale di Navalny oggi, se centinaia di migliaia di persone in tutto il paese non si schiereranno per il suo rilascio immediato nelle prossime settimane, dovrà sicuramente affrontare una lunga pena detentiva.
A mio avviso, partecipare a un tale movimento, sulla base del nostro programma e le nostre richieste – è oggi l’unica strada per la sinistra russa.
Inoltre, è la sinistra che può esprimere in modo più coerente i sentimenti che spingono sempre più le persone alla protesta attiva: la disuguaglianza sociale, il degrado del welfare (in particolare l’assistenza sanitaria, divenuta drammaticamente evidente durante la pandemia), la violenza della polizia e il assenza di diritti democratici fondamentali (in particolare del lavoro).