Si moltiplicano le notizie e le voci di demoralizzazione e diserzione tra le truppe russe impegnate in Ucraina.
Circa una settimana fa secondo quantoriportato dal blogger osseto Alik Pukhaev “circa 300 militari (per lo più di etnia osseta) della base militare russa sono tornati nell’Ossezia del Sud di loro spontanea volontà, perché sentivano di essere stati lasciati per morti durante un’operazione speciale in Ucraina”, ha scritto sulla sua pagina Twitter.
Mediazone afferma che si tratta di contractors che erano stati displocati presso la quarta base militare delle guardie a Tskhinvali.
Le informazioni sui refusenik sono apparse prima su canali telegram regionali, poi sono state perfino dall’ex presidente Ossezia del Sud Eduard Kokoity: “Siamo tutti preoccupati per la situazione dei nostri soldati che sono tornati a casa in Ossezia dalla zona di guerra. Nessuno ha il diritto di condannare questi ragazzi o di accusarli di codardia. È necessario andare alla radice di ciò che è successo e scoprire come è stata organizzata la loro partecipazione. Ci occuperemo di ciò nel modo più serio”, ha sostenuto Kokoity.
Ha aggiunto che comuqnue centinaia di combattenti osseti sono ora “nella zona di combattimento” e stanno “eroicamente compiendo il loro dovere”, e quelli che sono tornati a casa, “se lo ritengono necessario, garantendo un’adeguata organizzazione della loro partecipazione”, possono di nuovo tornare nella “zona di operazioni speciali” e contribuire a completare, come ha detto Kokoity, la “liberazione del Donbass”.
Il giornalista osseto Ruslan Totrov propone però un’interpretazione del tutto diversa: i soldati osseti avrebbero rifiutato di obbedire agli ordini dei russi e sono andati a casa immediatamente, avvertendo che avrebbero sparato su chiunque avesse cercato di fermarli. Il gruppo ha raggiunto l’Ossezia del Sud senza essere ostacolato dai convogli della polizia.Totrov ha spiegato la possibile ragione del rifiuto dei soldati di combattere. Secondo lui, il cosiddetto “presidente” dell’Ossezia del Sud, Anatoly Bibilov, stava forzando la fusione dei soldati osseti con l’esercito russo usando l’influenza del politico russo Vladislav Surkov
“E poi c’è stato l’incidente finale, che si è quasi concluso con uno scambio a fuoco. Uno dei comandanti ha proibito ai soldati osseti di prendere il corpo di un compagno morto dal campo di battaglia. Questo ha causato un vero e proprio caso di insubordinazione” afferma Biblov. Inoltre a quanto afferma il giornalista gli ufficiali “si aspettavano che gli osseti attaccassero le posizioni ucraine ben difese in stile kamikaze, senza alcuna strategia ponderata. Questo avrebbe provocato enormi perdite. A un certo punto i soldati osseti hanno semplicemente ignorato gli ordini e hanno iniziato a combattere a modo loro… Questo modo ribelle e indipendente di comporatmento ha portato a un incidente importante: il rifiuto di fornire all’unità osseta munizioni e mappe”, ha concluso Totrov.
Ma non si tratta dell’unico caso. Secondo fonti ucraine in precedenza a Melitopol dei militari russi hanno inscenato una rivolta e si sono rifiutati di eseguire gli ordini e anche nella regione di Sumy qualche centinaio di contractors hanno rifiutato di combattere e sono tornati nella Federazione Russa.Il 24 marzo, si è saputo che un plotone della compagnia operativa Plastun delle truppe della Guardia Nazionale Federale di Krasnodar era stato licenziato dopo aver rifiutato di attraversare il confine con l’Ucraina per prendere parte all’aggressione militare. Infine il canale Pskov Gubernia il 4 aprile ha informato circa 60 soldati di Pskov hanno rifiutato di andare a combattere in Ucraina. Dopo i primi giorni di guerra sono stati prima spostati sul territorio della Repubblica di Bielorussia e poi fatti rientrare a Pskov. Ora la maggior parte di loro è stata congedata, ma alcuni sono stati minacciati di azioni penali con l’accusa di insubordinazione.
Per continuare a fare questo lavoro abbiamo bisogno del vostro sostegno, anche piccolo.