Kazachstan: tornano gli scioperi






Come avevamo sostenuto già nei nostri precedenti articoli, il movimento operiaio non era stato spazzato via dalla repressione del governo kazako e dalle truppe dell’Alleanza militare a guida russa e avrebbe rialzato sicuramente la testa. Ma mai avremmo pensato che sarebbe successo tanto presto.

Come informa il sindacato kazako Janartu il 19 gennaio sono entrati in sciopero i lavoratori petroliferi della LLP Burgylau nella regione di Mangistau, che nel loro discorso al presidente il 19 gennaio chiedendo l’immediata nazionalizzazione di Industry, la compagnia petrolifera. Non già quindi richieste salariali o dell’abbassamento dei prezzi come aveva ridotto la faccenda o i sostenitori della”cospirazione occidentale”…forse anc queste tute blù sono agenti della Cia?

La richiesta di nazionalizzazione che è iscritta sulle bandiere del movimento socialista già dall’800 è però anche collegata a una dinamica peculiare di questa azienda. Già nel 2007 infatti il collettivo di lavoro è stato trasferito a una società privata, e da allora sono iniziati i problemi con il ritardo nel pagamento degli stipendi e il mancato rispetto anche delle norme del codice del lavoro. Come risultato, gli stessi lavoratori segnalano che dal 2008 ci sono stati scioperi nell’impresa dove sono impiegati diverse migliaia di lavoratori e per la prima volta è stato proposto lo slogan della nazionalizzazione sotto il controllo del collettivo di lavor. In sciopero ad oltranza chiedono anche la fine della persecuzione degli attivisti del sindacato indipendent

Il Movimento Socialista del Kazachstan sostiene nel suo comunicato che “questa svolta nella lotta di sciopero dimostra che il movimento operaio solleverà ora questa richiesta in modo trasversale come parte di quel programma politico, anche se limitato, che è stato formulato a Zhanaozen durante la manifestazione degli scioperanti il 5 gennaio. Ed è questa una rivendicazione che si colle pienamente alla richiesta del ritorno della Costituzione del 1993, che garantiva la libertà di attività sindacale e di sciopero, la costituzione di partiti e una serie di garanzie sul lavoro”.

Questo sarà possibile – continuano i socialisti – solo imponendo ciò al governo dal basso, attraverso un movimento di sciopero di massa, a rinegoziare o abolire i contratti vincolati di utilizzo del sottosuolo e gli accordi di condivisione della produzione che hanno fatto sì che due terzi della produzione di petrolio e gas non appartengano al Kazakistan e che due terzi dell’intero settore estrattivo dell’economia siano nelle mani di compagnie straniere. Gli accordi sul trasferimento della metallurgia ferrosa e non ferrosa, delle miniere e delle cave ad Arcelor Mittal Temirtau, Eurasian Group e Kazakhmys Corporation devono essere immediatamente rivisti!”

Il comunicato infine ricorda che “ci deve essere totale libertà per l’attività sindacale nell’industria e in tutti i settori, indipendentemente dalla loro forma di proprietà, e nessuna repressione degli attivisti dei lavoratori. Comitati capaci di dirigere e coordinare questa lotta devono essere formati fin da ora!”

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